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venerdì 7 gennaio 2022

MISSIONE ALL'ALBA

953_MISSIONE ALL'ALBA (The Dawn Patrol); Stati Uniti, 1938; Regia di Edmund Goulding.

Un remake nel 1938 di La Squadriglia dell’Aurora, che era del ‘30, suscita qualche perplessità, almeno in linea di principio. Per quanto sia evidente che Missione all’alba di Edmund Goulding sia comunque un valido film bellico, questo è fuori discussione. E se poi lasciamo perdere del tutto l’originale di Howard Hawks, quello di Goulding potrebbe ambire ad essere un film eccellente, sia chiaro. L’aspetto spettacolare è perfettamente integrato a quello più profondo della responsabilità del comando, quest’ultimo già elemento portante del racconto The flight commander di John Monk Saunders all’origine di entrambi i film. Le perplessità nascono dal fatto che gli aspetti intimi e psicologici del tema erano già stati sviluppati alla perfezione da Hawks, un vero maestro della settima arte; difficile pensare di poter far meglio. Oltretutto non erano nemmeno passati troppi anni dall’uscita de La Squadriglia dell’Aurora tanto che per Missione all’alba fu possibile riutilizzare alcune scene acrobatiche degli aeroplani. Niente di grave, per carità; ma allora se, quasi una decina di anni dopo, non si è in grado di migliorare le scene tecnicamente più difficili, almeno da un punto di vista artistico, decadono un po’ i presupposti stessi per la realizzazione di un remake. Al netto di queste spontanee perplessità che possono sorgere oggi, la verità è che i produttori della Warner Bros sapevano il fatto loro tanto che Missione all’alba ottenne un buon successo al botteghino ed è, in effetti, una versione significativamente aggiornata anche in campo artistico dell’originale. Il pretesto di riproporre nelle sale un film bellico nel 1938 era data dai venti di guerra che soffiavano già in maniera sinistra; il tema eticamente alto, il peso del comando, il rispetto per il nemico, l’assurdità della guerra, interpretavano alla perfezione l’angoscia della gente che certo non era esaltata di rificcarsi in un altro incubo mondiale. Goulding, che pare non gradisse particolarmente i rifacimenti, ebbe un approccio assai umile, sfruttando lo schema narrativo della sceneggiatura di Hawks che in questo era un vero mago. 

Così anche su Missione all’alba grava una cappa di tensione costantemente alimentata dal ripetersi delle stesse tragiche situazioni e le splendide azioni acrobatiche degli aerei servono giusto per compensare, sorta di valvola di sfogo per la claustrofobica atmosfera che si vive nel comando del 59simo squadrone. La conta dei veicoli mancanti ad ogni rientro; la telefonata dal comando che incarica i nostri di una nuova missione impossibile; l’arrivo dei rimpiazzi, inconsapevolmente ed assurdamente entusiasti; la comunicazione alla squadriglia degli ordini per il giorno successivo, con il reparto allineato. Il ripetersi di queste situazioni è ossessivo e prevarica anche le personalità dei protagonisti che si trovano a cambiare ruolo all’interno del film mantenendosi quasi più fedeli alle caratteristiche di questo piuttosto che alle proprie individuali. 

Così il capitano Court (Errol Flynn) è dapprima il polemico caposquadriglia che accusa il suo comandante, il maggiore Brand (Basil Rathbone) di mandare deliberatamente i suoi uomini al macello e, quando questi è trasferito, si trova costretto dalla gerarchia militare nello stesso odioso ruolo fino a prima aspramente criticato. E anche il tenente Scott (David Niven) compie il suo percorso, da comprensiva spalla di Court col compito di alleggerire l’umore della squadriglia, a furioso accusatore del suo superiore quando questi ne manda il fratello Donnie (Morton Lowry) incontro a morte praticamente certa. Da parte sua il citato Brand, se in avvio è torvo e scostante, una volta sollevato dalla responsabilità del comando in una situazione tanto tragica, diviene persona perfino serena. A fronte di queste figure che si scambiano di ruolo, quasi a fare da riferimento per enfatizzarne la mutevolezza di carattere, troviamo il tenente Phipps (Donald Crisp) e i sottoufficiali addetti alle mansioni secondarie e di servizio che rimangono una costante per tutto il lungometraggio. Detto che tutto ciò si era già visto in La squadriglia dell’aurora, si può però notare come Missione all’alba marchi una netta differenza almeno agli occhi del pubblico del 1938. 

Errol Flynn era già Errol Flynn e nessuno dei bravissimi interpreti del film di Hawks poteva competere con la sua fama in tema di film d’azione. A fianco a lui, David Niven era in piena rampa di lancio e Basil Rathbone e Donald Crisp erano attori già di solida reputazione; insomma, questo era un cast di altissimo livello. Da un punto di vista tecnico, poi, Goulding sapeva il fatto suo e il seguire le orme di Hawks ne è una evidente dimostrazione. Inoltre, se è vero che furono utilizzate molte scene aeronautiche dell’edizione del 1930, va detto che ne furono aggiunte altre girate con buona perizia. Inoltre, aspetto non secondario, se Hawks, al tempo alle prime armi col sonoro, si era affidato per questo alle canzoni cantate dagli aviatori che cercavano di esorcizzare la paura della morte, Missione all’alba non rinnega questa scelta ma può contare anche sull’accompagnamento costante della colonna musicale di un califfo come Max Steiner. Insomma, a conti fatti, possiamo deporre le nostre perplessità per il prossimo remake che ci possa sembrare inutile se non inopportuno: Missione all’alba non lo è.   





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