1590_DOPO QUELLA NOTTE (After Tonight). Stati Uniti 1933: Regia di George Archainbaud
Ai tempi, Dopo quella notte, film del 1933 di George Archainbaud fu un fiasco, e la RKO addossò la colpa di questo alla protagonista femminile, Costance Bennett. La cosa sembra paradossale perché se c’è un motivo a rendere ancora oggi Dopo quella notte un film intrigante e tutto sommato interessante è proprio la presenza di Costance. La maggiore delle sorelle Bennett sfodera, infatti, un’interpretazione che gronda glamour e fascino da ogni singola inquadratura che la vede sullo schermo. Constance non era solo una donna bellissima ma aveva un’innata eleganza che il film mette saggiamente a referto con un guardaroba che esalta la splendida siluette della diva. Il ruolo dell’attrice americana è quello di Carla Vanirska, alias K 14, una spia russa in azione durante la Prima Guerra Mondiale, in Austria. Il copione, per la verità, non brilla per originalità e comincia con l’incontro galeotto tra la nostra dama e il Capitano austriaco Rudolf Ritter (Gilbert Roland); la scintilla, almeno per quel che riguarda l’ufficiale, scatta subito ma Carla, che è appunto una spia nemica, si dilegua alla prima occasione. Ovviamente i due si ritroveranno e, altrettanto ovviamente, Ritter come incarico ha proprio quello di identificare gli agenti segreti nemici. Il rapporto sentimentale tra rappresentanti di schieramenti opposti durante la guerra, soprattutto quando uno (o tutti e due) di essi è una spia è uno dei classici del cinema ed è chiaro che per inscenare storie dove si mettesse in dubbio la fedeltà al proprio paese, parliamo di tempi in cui la cosa aveva un indiscutibile valore, occorrevano interpreti che avessero uno charme irresistibile. In questo caso Gilbert Roland se la cava con il fascino della divisa oltre alla invidiabile posizione di essere colui che caccia le spie nemiche, non rischiando sostanzialmente nulla. Insomma, nel film il nostro ha una posizione comoda e decisamente vantaggiosa (sin dall’inizio, quando si prodiga nell’aiutare Carla a lasciare in treno il Lussemburgo) e, agli occhi dello spettatore moderno, è soprattutto questo che può mettere sul piatto della bilancia per convincere l’amata nemica a tradire il suo paese.
La scena in questione precede il confronto cruciale, con Carla che probabilmente intuisce che il suo bel capitano le ha teso una trappola, ma ugualmente non cede ai tentativi dell’uomo di persuaderla a non recarsi all’appuntamento che la inchioderebbe. Ritter cerca in tutti i modi di fermarla, sperando di sbagliarsi nei suoi sospetti o magari anche di indurla a mancare il proprio dovere di spia, ma i suoi sforzi sono vani. Va detto che se la figura di Roland oggi non sembri impressionare più di tanto, all’epoca doveva avere il suo perché se la stessa Costance Bennett anni dopo arriverà a sposarlo. Gossip a parte, e al netto delle appartenenze e alle preferenze di genere, in ogni caso l’attore di origine messicana non regge certo il confronto con Costance che in Dopo quella notte sciorina una prestazione che le merita un posto di diritto tra le spie più affascinanti del cinema, accanto a mostri sacri come a Marlene Dietrich o la Garbo. Chiaro, la qualità complessiva di Dopo quella notte non l’aiuta, visto che il film altro non è se non un susseguirsi di scene classiche di spionaggio intervallate con i siparietti romantici tra i due protagonisti. Ma la sfilata della Bennett, che oltre ai classici e lussuosi vestiti da sera dell’epoca esibisce anche un attillato completino nero da infermiera davvero intrigante, è di assoluto livello. George Archainbaud era un regista professionale e sbriga il suo compito con diligenza, preparando anche un bel finale, con un risvolto tragico inaspettato. Peccato che sia una falsa pista, visto che un epilogo posticcio consegna ai nostri protagonisti un innocuo lieto fine buono solo per prendersi qualche critica, perlopiù dagli spettatori odierni. Al di là dello charme di Costance Bennet, la cosa migliore del film, vale la pena ricordare un divertente scambio di battute tra Ritter e Carla, durante il loro primo incontro. Il Capitano Ritter ci prova: “Non sapevo che ci fosse una viennese con capelli così adorabili”. La replica di Carla: “Non ho detto di essere viennese, ho detto che sarei andata a Vienna. Solo perché un gatto entra in un forno non è detto che sia un biscotto.”
La classe non è acqua.
Constance Bennett
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