1405_TARAS BULBA Germania,1924; Regia di Vladimir Strizhevsky e Joseph N. Ermolieff.
Nel settembre 2023, in un’intervista alla rivista
italiana 7, il settimanale del Corriere della Sera, lo scrittore Andrei Kurkov
ha dichiarato: «C’è troppa Ucraina [nella letteratura russa]. Il più ucraino
degli scrittori classici russi è Gogol, che nei suoi libri ha reso l’Ucraina
molto affascinante per l’impero russo. Ed è uno dei motivi per cui i russi non
possono immaginare il loro Paese senza l’Ucraina». (Kurkov Andrei. «La colpa è di Gogol se i russi non sanno immaginare
il loro Paese senza l’Ucraina» Marinelli Andrea. 7 il
settimanale del Corriere della Sera. 13 settembre 2023.)
Un’opera particolarmente significativa nel senso delle
parole di Kurkov è Taras Bulba, romanzo epico che racconta le gesta, a
cavallo tra il XV e il XVI secolo, dei baldi cosacchi. La vicenda è infatti ambientata
nell’attuale Ucraina e Taras Bulba e i suoi due figli possono, in un certo
senso, raffigurare lo spirito del popolo ucraino: il protagonista è un vero
cosacco, di cui il primogenito, Ostap, segue le tradizionali orme, mentre il
fratello Andriy subisce maggiormente l’influenza europea occidentale, nel
racconto incarnata dall’abbagliante bellezza di una principessa polacca. Gogol,
per questo romanzo epico, lascia un attimo da parte lo stile satirico e infonde
alla sua prosa una potenza degna degli eroi indomiti e brutali protagonisti, ma
non lesina anche passioni estreme in grado di far saltare il banco. D'altronde,
il Romanticismo era, nel 1835, in pieno fervore e la dichiarazione di Andriy
alla bella principessa polacca, trasuda proprio ideale romantico, che l’autore,
argutamente, mette in contrasto con ogni forma di patriottismo o nazionalismo.
Spesso, in Italia ma anche in altri paesi, il romanticismo è associato ai
sentimenti patriotici ma, se ascoltiamo le parole del figlio di Taras Bulba,
che ne incarnano perfettamente lo spirito, si può facilmente notare una
sostanziale alternatività. In effetti, il nodo della questione è proprio il tradimento
di Andriy che, innamoratosi perdutamente della principessa polacca, passa al
nemico giurato dei cosacchi, arrivando a combattere contro la propria gente. La
punizione che gli infligge suo padre Taras Bulba è, agli occhi nostri, inaccettabile
–lo uccide, sparandogli a sangue freddo!– ed è emblematica delle devastanti
potenze che animano questi personaggi, del tutto soggetti alle proprie emozioni
e incapaci di governale. Un testo pregno di tali forze primordiali è, ovviamente,
manna per il cinema, tanto che il racconto di Gogol finirà ripetutamente sul
grande schermo, curiosamente mai per mano ucraina. La prima versione filmata di
Taras Bulba di Gogol prodotta in Ucraina sarà il modesto film televisivo A Thought about Taras
Bulba, regia di Yevhen Bereznyak e Petro Pinchuk, che arriverà
solo nel 2009. Una sorta di timida risposta al Taras Bulba di Vladimir
Bortko, rutilante blokbuster uscito nelle sale quello stesso anno dove il
protagonista diviene l’eroe russo per eccellenza e, nel quale, di Ucraina non si
parla proprio. Del resto era stato russo anche il primo approccio all’opera di Gogol:
nel 1909, il regista Aleksandr Drankov, uno dei pionieri del cinema russo, diresse
un cortometraggio interpretato da Anisim Suslov. Ma quello di Drankov è solo un
film di alcuni minuti, davvero troppo pochi per provare seriamente ad adattare
il racconto Taras Bulba. La scelta del regista, per risolvere questo
problema, è quella di mostrare solamente alcuni passaggi tra quelli più
significativi: c’è il ritorno a casa dei figli di Taras Bulba, che li accoglie
nel suo tipico modo guascone, nella quale vengono presentati i personaggi più
importanti. Poi, c’è la scena dell’assedio a Dubno, con l’inserviente della principessa
polacca che penetra nel campo cosacco per contattare Andriy, a cui segue il
successivo fugace incontro tra i due giovani. Sbrigativamente, il cortometraggio
si chiude un attimo prima dell’esecuzione di Taras Bulba, con l’eroico cosacco
che si china mentre il boia è pronto con la sua ascia. Da notare che, se il
film è destinato a chi già conosce il romanzo –altrimenti sarebbe
incomprensibile– ci sono dettagli su cui la trama si sofferma a discapito dei
tanti brani totalmente tralasciati. Ad esempio quando Taras Bulba si sveglia e
sorprende il figlio Andriy abbandonare il campo con l’inserviente della
principessa: è forse uno stratagemma narrativo di Drankov per rievocare con
forza il racconto di Gogol, affidandosi poi alla memoria dello spettatore nei
momenti mancanti. Quello citato è, per altro, un passaggio forse cruciale, nell’intenzione
dell’autore, perché testimonia come il tradimento, per i cosacchi, fosse quasi
inconcepibile. Infatti Taras Bulba vede Andriy andarsene con una donna, molto
probabilmente proveniente dal castello sotto assedio, ma non prende minimamente
in considerazione che il figlio possa passare al nemico. Nel complesso quella
di Drankov è una rappresentazione che va a referto come approccio sperimentale
e poco più.
Quindici anni dopo è la volta di Vladimir Strizhevsky e Joseph N. Ermolieff, due cineasti nati nella Russia Imperiale, al tempo esuli in Germania. Ermolieff spesso è citato come co-regista anche se, in ambito prettamente tecnico, in altri casi è citato più che altro nel ruolo di supervisore; di certo era il produttore, visto che, questa versione di Taras Bulba, è uno dei tanti film di ispirazione russa realizzati dal cineasta-imprenditore negli studi Emelko di Monaco di Baviera, durante il suo esilio. L’industria tedesca, al tempo, era in crisi e questo pare fosse proprio il motivo che spinse il produttore russo a trasferirsi lì dalla Francia; approfittando della situazione contingente, Ermolieff acquistò uno studio di ripresa cinematografica nonché quote della Orbis-Films. La capacità imprenditoriale del cineasta gli permise di allestire una produzione quasi faraonica per la prima vera trasposizione del classico di Gogol: il Taras Bulba del 1924 fu uno dei film tedeschi con budget più elevato, con una troupe che contava centinaia di uomini. Anche gli interpreti scelti furono di caratura internazionale: J. N. Douvan-Tarzow, celebre attore teatrale russo, era Taras Bulba, Oskar Marion, un noto interprete austriaco, Andriy –in questa versione del classico di Gogol figura particolarmente importante– mentre per la principessa Panotschka, fu chiamata la diva Helena Makowska, attrice polacca che aveva già avuto una gran carriera, soprattutto in Italia. Un ruolo importante venne poi riservato all’ebreo Jankel, delatore presso Taras Bulba del tradimento del figlio, con la farsesca interpretazione di Alexander Polonsky che, sullo schermo, aiuta a mantenere agile il racconto. Nel quale, per altro, in ossequio alle pretese internazionali della produzione, furono eliminati tutti gli spunti estremi: non ci sono le vessazioni subite dagli ucraini, non c’è la brutalità dei cosacchi, né i pogrom contro gli ebrei e nemmeno la crudeltà dell’assedio Dubno, oltre a mancare anche tutta la parte della feroce vendetta di Taras Bulba. Il quale, tra l’altro, non muore ma fa ritorno in patria dove vive la sua vecchiaia rimpiangendo l’amaro destino dei figli. Questa versione, mondata da quasi ogni asperità narrativa, ebbe grande successo sia in Germania che in Francia, e il film ebbe una diffusione su larga scala, finendo proiettato perfino negli Stati Uniti. Un nuovo genere si affacciò quindi alla ribalta mondiale, il cinema sui cosacchi, e Taras Bulba venne definito film della settimana dalla rivista Liberté, ricevendo ottime recensioni anche su Cinemagazin così come, in generale, sulle stampa tedesca. I critici russi, che videro il film in Europa, lo accolsero invece tiepidamente; d’altra parte si trattava di un Gogol piuttosto annacquato, questo va riconosciuto. Tuttavia l’approccio all’autore russo, rispettoso e ben disposto, fu accolto positivamente; quello che non convinse la critica russa fu una certa approssimazione nelle scenografie e la scarsa dimestichezza del regista nelle scene di massa che, in un’opera come Taras Bulba, sono uno dei piatti forti. Come tutti i film realizzati dagli esuli russi fuori dalla madrepatria, Taras Bulba venne in primo luogo realizzato per essere distribuito in Unione Sovietica: proposito che, almeno stando alle cronache verificate, rimarrà vano. Secondo il ricercatore Gorelyk B. M., da cui sono tratte tutte queste informazioni, il film, infatti, non venne mai proiettato nell’URSS. I diritti, in realtà, vennero prontamente acquistati, anche perché, almeno fino al momento della realizzazione di Taras Bulba, i distributori sovietici acquistavano regolarmene film dall’estero per sopperire la scarsa offerta nell’Unione. Purtroppo, proprio in quei frangenti, per contrastare l’opera propagandistica, vera o presunta, degli esuli, l’apposita commissione definì “ideologicamente dannose” le loro produzioni e Taras Bulba fu quindi proibito in tutta l’URSS. La diffidenza verso il film perdurò a lungo, nell’Unione, nonostante quello di Strizhevsky ed Ermolieff sia sostanzialmente un onesto tentativo di conciliare le esigenze di un cinema mainstream in fase embrionale, e le spiccate peculiarità di un narratore come Gogol e della sua particolare terra d’origine. Cosa non certo facile, è vero; in ogni caso, è grazie al Taras Bulba di Strizhevsky che l’opera di Gogol ha cominciato a circolare su larga scala, come solo il cinema è in grado di consentire, è questo è senz’altro un punto a suo favore.
Le informazioni sul film Taras Bulba di Vladimir Strizhevsky e Joseph N. Ermolieff sono tratte da: Gorelyk B. M. “La prima versione straniera di Taras Bulba e il suo significato nella storia del cinema nazionale.” A cura di Vykulova V. F. “Gogol e la cultura artistica mondiale”
Copyright: Casa di Gogol – Museo memoriale e biblioteca scientifica. 2021.
Copyright: Autori. 2021.
Helena Makowska
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