1406_DOWNFALL . Regno Unito, 1964; Regia di John Llewellyn Moxey.
Al suo quarto lavoro per The Edgar Wallace Mysteries, John Llewellyn Moxey realizza una storia abbastanza inconsueta, almeno per i canoni della serie. Nel tipico episodio, spesso, il crimine, o parte di esso, avviene se non in principio del racconto quantomeno nella prima parte, per dar modo alla trama gialla di svilupparsi su qualcosa di concreto. In questo caso la stessa regia di Moxey, con i suoi raccordi tra diverse sequenze, sembra suggerire una sorta di formalismo senza sostanza dell’intrigo; anche le allusioni metaforiche, a cui evita di dare corpo, sono un altro indizio in questo senso. Sir Harold Crossley (Maurice Denham) è un avvocato penalista che ha appena fatto assolvere Martin Somers (T.P. Mckenna), nonostante tutti quanti siano convinti che l’uomo fosse colpevole. L’imputato era accusato di aver ucciso una donna: secondo la tesi sostenuta dal Procuratore della Corona Somers sarebbe uno psicopatico che corteggia le donne – pur odiandole – e quando queste le si concedono, non riuscendo a soddisfarle, le uccide. Tuttavia Sir Harold è una vecchia volpe e riesce a far assolvere il suo cliente, nonostante la sua stessa assistente, l’avvocatessa Jane Meldrum (Ellen McIntosh) nutra più di qualche perplessità nel merito. Tra i due avvocati, in ogni caso, c’è una bella intesa: Jane è una donna graziosa oltre che intelligente e l’uomo ne è pienamente consapevole. Il problema è che Sir Harold è un po’ troppo attempato e, soprattutto, è già sposato con una sventola come Suzanne (Nadja Regin, già Bond-Girl in A007, dalla Russia con amore e Agente 007 – Missione Goldfinger). Peraltro, il matrimonio in questione è in piena crisi: Sir Harold è preso dal suo lavoro mentre Suzanne se ne va in crociera senza curarsi troppo se i suoi flirt arrivano alle orecchie del marito. Del resto lei vuole il divorzio; lui, per via della carriera, non può permetterselo e sono ormai ai ferri corti. Così Sir Harold ha un’idea, piuttosto contorta ma del resto in linea con i soggetti della serie televisiva: qui c’è uno dei raccordi di montaggio citati, con l’uomo che esce con l’auto dal vialetto di casa e con una sorta di sovrapposizione ribaltata lo vediamo recarsi ad un colloquio con Somers. L’avvocato in cuor suo è convinto, come tutti, che Somers sia colpevole e, proprio per questo decide di ‘dargli una chance’ e subdolamente lo assume come autista personale della moglie. Naturalmente a Suzanne nasconde l’identità del suo nuovo chauffer ma fa in modo di lasciarli sempre più spesso soli.
La donna, diciamo così, ha il sangue caldo ma Somers è consapevole di essere in una posizione rischiosa e rimane guardingo: qui Moxey semina qualche illazione visiva, con le statue di donne nude nel parco dove i due passeggiano, oppure con una posa che potrebbe essere equivoca. Ma Somers resiste; anche quando entrano in quello che sembra un hotel poi si fermano unicamente al bar a farsi un’innocente bevuta. Ma fino a che punto l’uomo si sta contenendo per una sua naturale correttezza e quanto per prudenza, non comprendendo bene il gioco dell’avvocato? La tensione, per quanto di tipo diversa dai soliti episodi, cresce lentamente. Sir Harold forza la mano: decide di assentarsi per tutto un week end e, con la scusa di una maggior sicurezza, consegna la sua pistola a Somers, così che possa difendere meglio sua moglie e la casa da eventuali malintenzionati. Intanto, fuori Londra potrà vedere di progettare il suo futuro con Jean; nel caso Somers uccida Suzanne, potrebbe infatti finalmente sposare la collega. Ma quando arriverà all’incontro con Jean avrà un’amara sorpresa: la ragazza gli dà il ‘lieto’ annuncio che si è appena sposata con un altro avvocato! Per Harold è un vero choc. Sul posto, oltre al neo marito della donna, si presenta un esimio collega di Sir Harold che gli comunica che l’ambiente non ha preso in modo favorevole la sua idea di tirarsi in casa un tipo losco come Somers. Se qualcosa andasse storto, sarebbe la fine della sua carriera. Per il povero Sir Harold è il panico: il futuro con Jean è andato in fumo, mentre ora rischia anche la carriera se dovesse succedere qualcosa a Suzanne. In effetti tra sua moglie e Somers alla fine la scintilla è scoppiata e quando vediamo la mano dell’uomo tirare con forza il braccio della donna possiamo legittimamente pensare al peggio. E invece no; Somers non sembra affatto uno che si tira indietro sul più bello, come sosteneva l’accusa al suo processo. Sir Harold guida come un pazzo per scongiurare il peggio e quando arriva a casa entra prudentemente di soppiatto; Somers, allertato dai rumori, ha preso la pistola. Quando capisce la trappola che il suo avvocato gli aveva teso, non la prende certo bene. Nella colluttazione parte un colpo, ad andarci di mezzo è naturalmente Suzanne. Un poliziotto della stradala aveva intanto seguito l’auto di Sir Harold, che viaggiava a velocità troppo alta; quando sente lo sparo, fa irruzione sorprendendo i due uomini. Quello più anziano ha una pistola fumante in mano; il corpo di una donna è steso sul pavimento. Davanti all’ispettore, sopraggiunto in seguito, l’avvocato prova a incastrare il suo assistito, ricordando che era stato da poco già accusato per l’omicidio di una donna; ma il poliziotto gli comunica che nuovi elementi ne hanno dimostrato l’innocenza. Allora Sir Harold ammette che c’era stata una colluttazione e il colpo era partito per sbaglio, in fondo si trattava solo di un errore, un incidente. “Mio marito ha cercato di uccidermi” è la frase che chiude ogni speranza all’avvocato. Per sua sfortuna, Suzanne non era affatto morta. Un film ben costruito, nonostante il pretesto narrativo un po’ troppo forzato, condotto con maestria e chiuso con un finale ricco di svolte e colpi di scena.
Nadia Regjn
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