866_LES CROIX DE L'YSER . Belgio, 1928; Regia di Gaston Schoukens e Paul Flon.
Film patriottico prodotto nel 1928 per celebrare i dieci
anni dalla fine della Grande Guerra, Les Croix de l’Yser era un evidente
tentativo di ricordare, a chi cominciasse a pensare ad un nuovo conflitto,
quanto fosse stata brutale
In ogni caso, l’idea più importante del film, ovvero di essere una testimonianza di quale dramma fu la guerra, pur se congenita alla storia raccontata, si concretizza in forma compiuta solo nel finale. Gli anziani genitori dei due fratelli in arme protagonisti del racconto si recano all’ospedale militare di Saint Georges, per visitare il figlio minore, Jean (Jean Norey), ferito gravemente. I registi Gaston Schoukens e Paul Flon, seppure nel resto del lungometraggio si limitino ad una regia di mestiere, in questo passaggio dimostrano di conoscere i meccanismi narrativi della suspense. Già dal colloquio col piantone all’ingresso si crea una discreta tensione per sapere se il figlio è tutt’ora sopravvissuto; ma è quando l’infermiera li conduce al letto del soldato Bouchard che abbiamo il colpo di scena. Gli autori giocano infatti con il cognome identico dei due fratelli e, nel letto di ospedale, i due anziani non trovano Jean ma Pierre (René Vermandèle), il figlio maggiore. Ma allora dov’è finito Jean che, da quel letto, aveva scritto ai genitori? Pierre, pur se gravemente ferito, riesce a raccontare della morte fratello, sopraggiunta in seguito alle gravi ferite. Jean è morto da eroe, come tanti altri. Ma nemmeno Pierre, che era con lui in prima linea, saprà dirci perché.
Forse era il caso di riproporlo dopo altri 10 anni... o anche ogni anno, per ribadirlo ancora meglio...
RispondiEliminaImmagino la poesia di veder cantare la Marsigliese senza ascoltarla...