863_OUR WORLD WAR: THE FIRST DAY . Regno Unito, 2014; Regia di Bruce Goodison.
Il capitolo d’esordio di questa trilogia in formato
televisivo prodotta dalla BBC ci riporta alle primissime ostilità della Grande Guerra. Siamo a Mons, nel Belgio vallone, l’esercito britannico è appostato
a protezione dei ponti sul canale; prudentemente si pensa anche a minarli, nel
caso sia necessario farli saltare per ostacolare l’avanzata dei tedeschi. Di
cui però si sa ben poco. Al ponte di Nimy è stanziata soltanto una compagnia di
Royal Fusiliers, i fucilieri di Sua
Maestà; è in quel preciso punto che la mattina del 23 agosto, il famoso primo giorno del titolo del film, confluiranno ben quattro
battaglioni tedeschi dando vita ad una autentica carneficina. Lo scontro sul
ponte Nimy è ricostruito dalla BBC sulla base delle testimonianze dei
sopravvissuti, in quello che è lo spirito della miniserie televisiva One World War, in questo caso
prevalentemente di Sidney Godley (Theo Barklem-Biggs) e da uno scritto del
tenente Fred Steele (Jefferson Hall). Il soldato semplice Godley e il tenente
Maurice Dease (Dominic Thorburn), che cadrà eroicamente quel giorno, si diedero
un gran daffare alla mitragliatrice falciando le file tedesche e furono i primi
inglesi decorati della Grande Guerra con
Nella gara che scherzosamente i fucilieri fanno mentre ingannano l’attesa del nemico, la tanica lanciata da Steele è mancata dalla mitragliatrice mentre è colpita ripetutamente dai fucilieri. Ma questo non deve far pensare che, nel racconto filmico, gli inglesi attendano il nemico ridendo e scherzando: al contrario, per tutta la prima parte è proprio la tensione per il pericolo incombente, ma di cui si sa poco o nulla, a sostenere la narrazione. C’è una generale fiducia che tutto possa andare per il meglio, ma si avverte strisciante il timore per qualcosa che, nonostante la preparazione dei militari sia stata scrupolosa, sia ancora ignoto. Lo stile visivo strizza l’occhio alle recenti produzioni di deriva documentaristica per il piccolo schermo: ad esempio le immagini dall’alto, che simulano una sorta di ripresa agli infrarossi, chiariscono in modo schematico le fasi, per altro piuttosto semplici da intuire, della battaglia. A queste sono alternate immagini di natura opposta, come l’utilizzo di bodycam o altre scelte stilistiche in chiave soggettiva, per cercare di farci vivere con questi stratagemmi tecnici gli eventi in prima persona. E’ una buona, e tutto sommato economica, strategia che il linguaggio televisivo mette spesso in campo per supplire alle carenze artistiche rispetto al cinema e ai suoi autori di rango.
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