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lunedì 30 agosto 2021

VERSO IL SUD (1978)

880_VERSO IL SUD (Goin's South). Stati Uniti 1978; Regia di Jack Nicholson.

Fa un certo effetto vedere un artista del calibro di Jack Nicholson, (serve citare qualche film? Nel caso, Qualcuno volò sul nido del cuculo, Shining e Chinatown possono bastare) non solo coinvolto in un ruolo da protagonista in questo Verso il sud, ma addirittura esserne il regista. Non che sia un film orribile o scandaloso, sia chiaro, ma è davvero poca cosa e lo è sotto troppi aspetti. La qualità estetica della pellicola è televisiva e, aimè, questo è un tratto comune a molti film di quei tempi; la storia raccontata dalla trama è carina ma vivacchia e nulla più. Ma la cosa che rende meno digeribile l’intera operazione è che Nicholson, forse per poter recitare nel suo registro più istrionico e sopra le righe, estende questo tenore all’intera pellicola. Il che non è certo sbagliato per principio, è ovvio, ma diventa assai più difficile realizzare un film trasversale a molti generi che affidarsi a qualcosa di più canonico. Questo ricordando che Nicholson, se era uno stratosferico interprete, in regia aveva ben poca dimestichezza. Il film vuole in effetti essere una commedia western che sconfina nella parodia e vede impegnati, oltre a Nicholson, anche Danny De Vito, Christopher Lloyd e James Belushi che sono tutti attori dal naturale registro recitativo comico. Tanta carne al fuoco, questo è vero, ma viene il sospetto che sarebbe servito uno chef con qualche ricetta in più. L’unica che pare funzionare è l’inserimento di una figura di diverso registro per creare un minimo di contrasto, nel caso specifico la protagonista femminile. Mary Steenburgen (qui al suo debutto) appare infatti fuori luogo un po’ con tutto quello che le sta intorno: con la recitazione sopra le righe di Nicholson, con l’ambientazione western e, addentrandoci nella finzione filmica, con l’uomo che ha sposato. Un abbinamento degli opposti che, effettivamente, per un po’ funziona e aiuta il film ad andare avanti. Ma da qui a dire che lo salva, ce ne corre. 





Mary Steenburgen 


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