870_L'ORO DELLA CALIFORNIA (Westbound). Stati Uniti, 1959; Regia di Budd Boetticher.
Rinunciando a parte del recente ma ormai consolidato staff
(nello specifico, lo sceneggiatore Burt Kennedy e il produttore Harry Joe
Brown) Budd Boetticher gira per la Warner
Bros un nuovo western, rigorosamente un B-movie,
con l’inossidabile Randolph Scott protagonista. Il film rende più di un omaggio
al caposaldo del genere, Ombre
Rosse di John Ford: un posto di rilievo comune alle due pellicole è
ovviamente la diligenza e anche il tema musicale che accompagna l’incedere
della vettura è molto simile, per quanto nel film di Boetticher risulti persino
eccessivo. Anche il nome della città della stazione di cambio funge un po’ da
richiamo: qui tutta la vicenda si svolge a Julesburg, nome che riecheggia quel
Lordsburg che era la destinazione della diligenza del lungometraggio di Ford.
Se il film del 1939 era in bianco e nero, questo è in sfavillanti Warner-color
che già nei titoli di testa tingono il cielo di rosa quasi a preannunciare la
rilevante presenza femminile nel cast agli ordini di Boetticher. Nell’opera,
infatti, trova posto una star di prima grandezza come Virginia Mayo che però,
nella specifica pellicola, viene superata in bellezza e importanza da Karen
Steele, davvero favolosa. Particolare non secondario, Boetticher aveva già
diretto la giovane Karen in Decisione al
tramonto (e la dirigerà anche nel successivo L’albero della vendetta)
e, anche considerando l’attitudine del regista a fare squadra coi suoi abituali
collaboratori, va detto che con la giovane attrice c’era un’intesa sentimentale.
Sui manifesti (e anche nelle intenzioni originali della produzione) la Mayo era,
insieme a Scott, l’attrazione principale, ma poi le cose andarono diversamente.
La decisione del ribaltamento dei ruoli previsti per le due attrici trova,
ovviemente, la sua più naturale spiegazione nella relazione che c’era tra
Boetticher e la Steele. Ma, da un punto di vista cinematografico, vedere il personaggio
della Mayo, la diva affermata di Hollywood, uscire di scena dal finestrino
della diligenza mentre la più giovane rivale si prende tutto lo schermo
nell’arrivederci all’eroe, sembra una rivendicazione propria del cinema di
Boetticher che non teme il confronto con i classici (in questo senso si possono
intendere i rispettosi riferimenti a Ombre
rosse) ma rivendica un legittimo riconoscimento di qualità. E se ad
interpretarla fisicamente è Karen Steele, non potremmo essere più d’accordo con
il vecchio Budd.
Karen Steele
Virginia Mayo
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