878_IL COMPLOTTO DI LUGLIO . Italia, 1967; Regia di Vittorio Cottafavi.
A volte indicato come Operazione
Valchiria, l’attentato a Hitler del 20 Luglio del 1944 è alla base del film
per la Tv di
Vittorio Cottafavi Il complotto di Luglio.
Il regista nato a Modena aveva una buona esperienza sia in campo
cinematografico che televisivo da cui, probabilmente, attinse per impostare una
produzione che, se era perlopiù basata sugli stilemi degli sceneggiati tanto in
voga in Rai all’epoca, prevedeva alcuni coraggiosi
inserti con immagini di stampo documentaristico. Non solo: il racconto filmico
aveva un’introduzione e una serie di commenti in conclusione, mentre durante il
flusso della narrazione c’erano degli intermezzi in cui una voce fuori campo
introduceva un personaggio storico o approfondiva un passaggio. Una simile
impostazione, se da un punto di vista estetico faceva perdere omogeneità al
film (basti confrontare la grana delle immagini delle scene di differente
origine) permetteva di chiarire e sveltire una narrazione basata, in sostanza,
sull’attesa delle conferme di quanto era stato ordito dai congiurati. In
effetti, è strano che per essere una storia di guerra (o comunque di
ambientazione bellica) il suono che si ode maggiormente nel racconto è quello
del telefono che squilla in continuazione. Tutti aspettano la notizia, la morte
di Hitler, ma nessuno sa con precisione il punto della situazione perché,
proprio il Führer, scampato
clamorosamente all’attentato, aveva bloccato tutte le comunicazioni. Questo è
uno degli aspetti più interessanti del film, e probabilmente riflette uno degli
elementi cruciali del fenomeno nazista: la capacità di gestire le comunicazioni
è sproporzionata a vantaggio di Hitler e dei suoi fedeli rispetto ai
congiurati.
Dopo lo scoppio della bomba, Hitler chiude le comunicazioni tra la Tana del Lupo e l’esterno, impedendo ogni
fuga di notizia incontrollata. Quando la sua propaganda tornerà a farsi sentire
alla radio, sarà la fine del tentativo di ribellione. Anche perché, con
colpevole inefficienza, il generale Olbricht (Tino Carraro) e i suoi
collaboratori non hanno preso possesso delle stazioni radio per tempo,
denunziando una generale incapacità nel gestire la drammatica situazione. Le
notizie, a Berlino, al quartier generale della rivolta, le ha portato direttamente
von Stauffenberg (Paolo Graziosi), il colonnello che, in prima persona, aveva
depositato la valigia piena di esplosivo sotto il tavolo dove Hitler si sarebbe
riunito coi suoi generali.
La bomba era effettivamente esplosa, come sosteneva
von Stauffenberg ma, per un caso fortuito
(uno dei convenuti l’aveva spostata leggermente ma in modo decisivo ai fini
della sua efficacia) gli effetti erano stati diversi da quanto previsto. Lo
sceneggiato, di questi passaggi, ci dà unicamente conto ma nella sua essenza è
concentrato su quanto avviene a Berlino, con i congiurati che si trovano al
centro dell’intrigo ma a cui non arrivano informazioni. Informazioni che, da
loro, nemmeno partono, per la verità, come lamentato del terribile capo della
polizia von Helldorf (Carlo Hintermann), colpevolmente lasciato in attesa senza
ordini mentre le ore cruciali passavano. Il tempo, in effetti, corse
velocemente, per i congiurati tanto quanto per gli spettatori del film di
Cottafavi e tutti quanti, alla fine, vedono svanire i sogni di ribellione alla
dittatura nazista. Se per Olbricht e i suoi questo è un tasto a dir poco
dolente, per lo spettacolo televisivo è certamente un segno di efficacia. Il complotto di luglio è infatti un film
avvincente, sia per le informazioni che, grazie alla sua formula multiformato, il racconto riesce sempre
a fornire al momento opportuno, sia per la capacità di Cottafavi e dei suoi
attori di imbastire una rappresentazione di stampo teatrale di grande
coinvolgimento. Autore e interpreti si poggiano sull’efficace modello dello
sceneggiato televisivo per cui, con i funzionali dialoghi e l’evocativa
recitazione teatrale, si compensa una certa artificiosità delle ambientazioni.
Insomma, l’ennesima dimostrazione della Rai dell’epoca che con il talento e le
idee si potevano raggiungere risultati più che lusinghieri.
Nessun commento:
Posta un commento