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sabato 24 ottobre 2020

I CAVALIERI DEL TEXAS

655_I CAVALIERI DEL TEXAS (The Texas Rangers). Stati Uniti, 1936. Regia di King Vidor. 

I cavalieri del Texas altro non sono che i Texas Rangers (che è anche il titolo originale dell’opera di King Vidor) ovvero quella milizia ormai resa famosa anche in Italia da decine di film, telefilm e comics (di cui il principale esempio è certamente Tex, fumetto della Sergio Bonelli Editore). Al tempo si pensò opportuno tradurre il termine rangers con un generico cavalieri, ma la cosa è soltanto una mera curiosità e non certo un problema in quanto, volendo, il termine utilizzato dai distributori nostrani richiama i nobili votati al mestiere delle armi, un po’ come sono appunto i protagonisti del film. In ogni caso, quella di King Vidor è una tripla celebrazione. Infatti, con il suo film, tributo esplicitamente dedicato ai rangers, il regista statunitense contemporaneamente consacra la nascita del Texas e anche, sebbene indirettamente, quella degli Stati Uniti. Perché il corpo dei rangers, con il suo individualismo (l’assenza di una divisa valga come esempio di questo aspetto), la risolutezza dei modi e il decisionismo che trovavano perfetta espressione in un uso abituale delle armi da fuoco, sebbene necessario in un ambiente tanto ostile, marchiarono in modo indelebile quel particolare territorio e più in generale tutta quanta l’America. Niente incarna meglio l’ideale americano di un texano e forse la summa teorica di quell’ideale è proprio la figura mitizzata (anche da film come quello di Vidor) del ranger. Ma, attenzione: nonostante il cappello introduttivo renda esplicito come la pellicola sia un tributo al valore dei rangers, quella di Vidor non è una piatta agiografia. Il terzetto di protagonisti parte da una condizione assai negativa: si tratta di volgari banditi che derubano ricorrendo anche all’inganno. 

Jim Hawkins (Fred MacMurray) è il leader, Wahoo (Jack Oakie) il simpaticone, Sam (Lloyd Nolan) il lato oscuro del trio; in un primo momento saranno le circostanze a dividerli, ma scelte personali precise e consapevoli trasformeranno Jim in un eroe, Wahoo in martire e Sam in un vero desperado. La ricetta finale di Vidor è quindi questa: il Texas, e quindi l’America, nasce da una base violenta e poco incline alle regole (l’origine banditesca di Jim), ma grazie a influenze umorali quali l’amore (la traccia sentimentale con la figlia del comandate dei rangers) e il non del tutto sopito senso di giustizia insito nell’individuo (stimolato anche dal sacrificio di Wahoo), si può arrivare ad un risultato razionalmente inquadrato in un certo ordine. Semplice ed efficace, come nemmeno un buon texano avrebbe saputo far meglio. Ma, del resto, King Vidor texano lo era.   





Jean Parker


1 commento:

  1. curioso che i pard siano 3 e non 4, inoltre la locandina me mostra solo 2 =-O

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