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giovedì 1 ottobre 2020

I DIAVOLI ALATI

643_I DIAVOLI ALATI (Flying Leathernecks)Stati Uniti, 1951. Regia di Nicholas Ray.

Prima incursione nel genere bellico di Nicholas Ray, I diavoli alati è un film di guerra abbastanza convenzionale. Alcuni aspetti sono però particolari e dimostrano, anche in questo passaggio minore della carriera del regista, l’originalità del suo sguardo. Intanto non si capisce bene chi sia il protagonista: il maggiore Kirby (John Wayne) è il militare duro ed esigente, il capitano Griffin (Robert Ryan) quello meno inflessibile. E’ evidente che il Duca prenda rapidamente possesso della scena senza troppa fatica, trovandosi in una situazione a lui troppo congeniale mentre, di contro, Ryan, che spesso è più a suo agio con ruoli ambigui, sembra un po’ titubante nella parte di un individuo così comprensivo. Dall’impostazione che ne dà Ray, la posizione più condivisibile sembra ovviamente quella del capitano Griffin: forse è anche per questo che del suo doppiaggio si sia occupato Emilio Cigoli, doppiatore storico di John Wayne ma, in un certo senso, anche riferimento come voce del protagonista di turno. Tuttavia, anche con l’insolita voce di Mario Pisu, anche per lo spettatore italiano sembra naturale che sia Wayne ad ergersi prim’attore. In merito al film, va detto che Ray se ne infischia dell’unità di azione, che in genere aiuta i film bellici ad essere coinvolgenti e credibili, e approfitta, al contrario, di ogni risvolto del soggetto per divagare. Addirittura la corrispondenza dei soldati è un pretesto per mostrare scene diverse dal fronte, in un caso, quello di un soldato pellerossa, quasi per uno scorcio western in una riserva indiana. 

Poi ci sono i trasferimenti e l’uso del colore, prima esperienza del regista, ben si presta ad alcune scene romantiche, che spezzano il ritmo narrativo; ritmo narrativo che, per altro, non  è uno dei punti di forza di I diavoli alati. Nemmeno le scene di battaglia sono esaltanti, anche perché sono troppo eterogenee tra loro; con un risultato complessivo, in questi passaggi, appena degno di un B-movie. Insomma, l’aspetto più interessante è il rapporto tra i due ufficiali, con il capitano Griffin insofferente verso lo stoicismo richiesto alla truppa dal maggiore Kirby. Ma, alla lunga, lo stesso Griffin comprende come il maggiore abbia le sue ragioni e quindi implicitamente deve ammettere che il suo lagnarsi sembra quasi modo di scansare le proprie responsabilità, che spesso sono, ad esempio nei ruoli di comando, sgradevoli ma inevitabili. E’ un po’ come se Ray provi a contestare, tramite il personaggio interpretato da Rayn, l’eroe americano per eccellenza: John Wayne. Ma alla fine debba ammettere che quello incarnato dal Duca era davvero un eroe degno del massimo rispetto. Che Ryan si allinei; per i ribelli di Ray ci saranno altre occasioni. 



Janis Carter






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