659_AGENTE 007 - UNA CASCATA DI DIAMANTI (Diamonds are forever). Regno Unito; 1971. Regia di Guy Hamilton.
Il film che segna il ritorno di Sean Connery nei panni di 007, sostituito nel precedente Al servizio di Sua Maestà, non è certo un trionfo sotto il puro profilo cinematografico. La storia fa acqua ed è poco convincente; Connery appare un po’ fiacco e imbolsito, o almeno un po’ svogliato. Bene la colonna sonora di Shirley Bassey Diamond are forever e le Bond-Girl: la superba Jill St. John (che interpreta Tiffany Case, personaggio ben centrale alla storia) e la giunonica Lana Wood (Plenty O’Toole, che invece viene liquidata troppo in fretta). Però il pregio maggiore del film è un altro: verrebbe dire che, nonostante la trama sconclusionata, la pellicola si lascia guardare volentieri. Ma non fatevi ingannare, non è questo il punto di forza di questo Una cascata di diamanti, il suo merito è quello di indurci ad una riflessione: ma se possiamo guardare questo film di James Bond senza essere infastiditi dalla sua incoerenza narrativa, allora, in una pellicola d’azione, la sceneggiatura è davvero così importante? No, sembra dirci il film di Guy Hamilton. Forse quello che conta maggiormente è il ritmo, oppure le battute o ancora le strizzatine d’occhio. E rimane il dubbio che il regista abbia volutamente messo insieme una serie di scene senza tenere il filo del racconto, perché nel finale sembra darcene anche una sorta di prova esplicita. Quando Bond sostituisce la musicassetta con i comandi del laser puntato su Washington con una innocua musicale, per disfarsi dell’originale la infila nel costume da bagno di Tiffany (precisamente sul lato B della ragazza).
Questa, ignara che l’agente segreto ha già operato la sostituzione, la sostituisce a sua volta, rimettendo quella con i comandi al suo posto e vanificando l’opera di Bond. E’ un bel passaggio di sceneggiatura, proprio sul finale, con la suspense in crescendo: dapprima ci si preoccupa se Bond ce la farà a sostituire la cassetta, poi su come farà la ragazza a passare inosservata con una cassetta che è lì proprio dove casca l’occhio di chiunque. E dopo che lei ha sciaguratamente rimesso la cassetta coi comandi al suo posto, non sembra esserci modo di evitare il peggio. E invece non succede niente, perché la base viene banalmente attaccata dai nostri e il pericolo è così scongiurato con un escamotage davvero banale. E’ strano pensare che si sia costruito un meccanismo narrativo comunque ben congeniato, per poi risolverlo in modo coscientemente così scontato. E questo è un po’ la cartina tornasole dell’intero film: possibile che in rivedendo il montato non ci sia accorti che la trama non sta’ in piedi? Va beh, in ogni caso, divertente la coppia di killer gay.
grazie di avere proposto questo film, che ho "usato" anch'io per il mio omaggio disegnato...
RispondiEliminaevidentemente ci sono personaggi di spessore che riescono a funzionare anche se ci sono carenze nella sceneggiatura, per James Bond sono bastati 3 film...?
James Bond è certamente un personaggio indovinato ma non saprei se si possa definire propriamente "di spessore"; al contrario una certa bidimensionalità gli è semmai funzionale. Ma ovviamente sono opinioni.
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