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domenica 28 luglio 2019

I 4 FIGLI DI KATIE ELDER

386_I 4 FIGLI DI KATIE ELDER (Sons of Katie Elder). Stati Uniti 1965Regia di Herny Hathaway.

Guardando I 4 figli di Katie Elder viene spontaneo pensare che Henry Hathaway non fosse Howard Hawks (e nemmeno John Ford). E’ un pensiero irriverente, e anche ingiusto, per quello che, in fondo, è stato un importante cineasta della Hollywood classica: quanti film appassionanti e divertenti ha girato Hathaway? Eppure un po’ sembra esserselo cercato, il paragone scomodo; perché nel suo I 4 figli di Katie Elder si avventura troppo da vicino al tipico terreno di Hawks (su tutti Un dollaro d’onore, con il quale condivide anche i due attori principali, John Wayne e Dean Martin oltre a molte situazioni) senza riuscire però a gestirlo in modo personale. La regia è professionale, d’accordo, ma la sceneggiatura sembra andare un po’ a braccio: la questione della mandria di cavalli, ad esempio, sembra un escamotage rimediato all’ultimo per risolvere gli eccessivi intrighi che i cattivi della storia imbastiscono ai danni dei quattro figli della vedova Elder. Perché poi i cavalli vengono abbandonati al loro destino e non se ne sa più nulla e, se questo potrebbe anche essere realistico o plausibile in molti film, in un western classico si può quasi considerare un errore. E non possono esserci dubbi, la colonna sonora di Elmer Bernstein con il formidabile tema musicale, ci dice senza tema di smentita che I 4 figli di Katie Elder è un western classico: non è un dettaglio da poco o una semplice etichetta, è una cosa che fa la differenza. Solo in un western classico il duca può girare disarmato con un killer in agguato senza essere minimamente scalfito da timori o paure; insomma, quando si guardano film di quei generi che hanno consacrato la golden age di Hollywood, ci sono le licenze poetiche che fanno parte del gioco e, quindi, vanno rispettate dagli spettatori ma anche dagli autori. 
Per quanto il film di Hathaway è del 1965 e quindi un po’ fuori tempo, per far parte dell’epoca dei grandi western classici: il regista sceglie però di mantenere grosso modo la tradizionale struttura, introducendo elementi nella trama che indichino che il momento topico della conquista del west sia già trascorso. Innanzitutto il film si apre con un funerale; i quattro figli ritornano a Clearwater per l’ultimo saluto alla madre Katie. La figura del pistolero John Elder (Wayne) e del giocatore d’azzardo Tom (Dean Martin) sono viste molto male da una città che si ritiene ormai civilizzata e nella quale il tempo per simili personaggi è ormai scaduto. Meglio sono visti l’uomo d’affari Matt (Earl Holliman) e lo studente Bud (Michel Anderson Jr).

Poi la storia si sviluppa in modo classico, con Hathaway che è anche bravo a creare le situazioni tipiche (la visita al ranch dei rivali, il duello al saloon, la prigione assediata, lo scontro finale, la tragica morte, ecc.) ma quasi mai riesce a dare a queste scene la giusta enfasi epica. E per la verità anche gli attori non collaborano granché: Wayne è ancora in gamba, ma appare troppo compassato, mentre Dean Martin è un pallido ricordo non solo del personaggio western visto in Un dollaro d’onore, ma anche dei suoi abituali ruoli brillanti; deboli le figure dei due Elder più giovani.
Insomma, nel complesso il film tiene comunque botta, sia chiaro, ma è assai lontano dai vertici di quel genere a cui si ascrive di appartenere. 







Martha Hyer





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