1517_LAMBORGHINI - THE MAN BEHIND THE LEGEND . Stati Uniti 2022; Regia di Bobby Moresco.
Probabilmente, una figura come Lamborghini –sia che la si intenda come l’imprenditore
Ferruccio (Frank Grillo) che come marchio aziendale riferito principalmente
alle lussuose auto sportive– meritava un trattamento migliore di quello che il
regista Bobby Moresco faccia nel suo Lamborghini – The man behind the
legend. Non che il film sia brutto, anche perché è oggettivamente impossibile
quando si hanno a disposizione simili argomenti: le auto sportive italiane sono
state la quintessenza del capitalismo, la fusione di tutti gli elementi d’eccellenza
della nostra società. La bellezza aiutata dall’aereodinamica, che si esprime
subito a colpo d’occhio, ma ad un secondo sguardo si possono cogliere la cura
artigianale e maniacale dei dettagli e delle rifiniture. E poi tutte le altre leccornie meccaniche
e tecnologiche: dai motori potentissimi agli altri componenti, freni,
sospensioni, trasmissione, fino agli pneumatici, evoluti e costosissimi anch’essi.
Perché l’aspetto economico, nell’idea dell’auto e dell’auto sportiva di lusso
in particolare, è un elemento cruciale: per quale motivo, spendere tutti quei
soldi per un’auto che è, probabilmente, il bene che si deprezza in modo più
rapido? Non ha senso, da un punto di vista razionale. Meno ancora ce l’ha
comprare un’auto di lusso; e ancor meno un’auto di lusso ultra-sportiva. Ed è proprio
in questa mancanza di logica, che si sublima l’intero sistema capitalista,
abitualmente teso a celebrare l’efficienza e la razionalità dei suoi alfieri,
gli uomini d’affari. Oltre a ciò le auto sportive, come le Ferrari, le Maserati
o le Lamborghini, non sono macchine ordinarie, ma straordinarie, e quindi basta
già la loro presenza per creare interesse. Questo per dire come un film imperniato
su questi argomenti, raramente può annoiare: comunque una Lamborghini Miura lascia
sempre a bocca aperta ed è uno spettacolo nello spettacolo. Il film di Moresco,
per quanto come qualità possa essere paragonato ad una nostrana fiction, si
basa sull’articolata vita di Ferruccio, e questo poi è un ulteriore vantaggio.
La fonte d’ispirazione è, per essere precisi, il libro Ferruccio
Lamborghini, la storia ufficiale, scritta nientemeno che dal figlio Tonino
e, quindi, si spera attendibile. Per altro, nei passaggi salienti, è cosa nota:
Lamborghini era divenuto costruttore di trattori e quando cercò un confronto
con Enzo Ferrari, fu trattato con malcelata sufficienza.
In effetti il Drake,
figura mitologica, non è rimasto alle cronache per essere un gentiluomo, mentre,
da parte sua, Ferruccio Lamborghini aveva una personalità esuberante ed è quindi
plausibile che il loro incontro non sia andato liscio come l’olio. Pare che Lamborghini,
ormai imprenditore arricchito, avesse avuto noie sulla frizione usando le
Ferrari che si era comprato: mentre cercava di risolvere il problema si accorse
che la componentistica meccanica era la stessa che le sue officine utilizzavano
per realizzare i trattori. Qui va specificato che il film differisce un poco dalla
versione dei fatti più conosciuta, ma, sostanzialmente, l’ardire di Lamborghini
nell’opera di Moresco rimane inalterato, con Ferruccio che si presenta senza
troppi giri di parole da Enzo Ferrari per lamentarsi di questa paradossale
situazione: auto sportive che costano una fortuna fatte con i pezzi meccanici uguali
a quelli dei trattori? Il Drake liquidò Lamborghini senza troppa enfasi, invitandolo
a tornare ai suoi mezzi agricoli. Questo passaggio è cruciale, perché fu la molla,
almeno secondo lo stesso Ferruccio, che spinse Lamborghini a produrre auto
sportive, come moto di rivalsa alle parole sprezzanti di Ferrari. In Lamborghini
– The man behind the legend la scena in questione patisce forse un po’ l’interpretazione
di Gabriel Byrne, chiamato ad interpretare Ferrari senza averne la monumentale
presenza fisica, indispensabile per rendere sullo schermo l’enorme influenza
che, sulla società dell’epoca, l’Ingegnere riusciva a manifestare anche da un
punto di vista fisico. Peraltro, come detto, non è che il film di Moresco sia
indimenticabile ma va anche riconosciuto, proprio come certe produzioni
televisive a cui è assimilabile, che si pone come scopo un obiettivo vagamente
divulgativo. Nello specifico, far conoscere la storia di Ferruccio Lamborghini.
Può bastare? A patto di non prendere l’abitudine a questo tipo di film, perché a
limitate pretese corrispondono limitate soddisfazioni.
Mira Sorvino
Hanna van der Westhuysen
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