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lunedì 17 marzo 2025

PRIVATE PEACEFUL

1638_PRIVATE PEACEFUL . Regno Unito, 2012. Regia di Pat O'Connor

La contraddizione di termini presente nel titolo di Private Peaceful è la più comoda chiave di lettura che possiamo trovare nel film di Pat O’Connor. Private come sostantivo nella lingua inglese indica il soldato semplice; Peaceful, in questo caso nome del militare in questione, significa tranquillo che non sembra esattamente l’appellativo adatto per chi viene mandato a combattere. Ma l’operato così apparentemente scoperto di O’Connor non ci risparmia dalle sorprese, in particolare dallo spiazzante colpo di scena finale che testimonia la bontà del lavoro in fase di sceneggiatura. In effetti Private Peaceful, pur se non è certo un capolavoro, è un film molto ben congegnato e curato nei dettagli in modo tanto raffinato che, nonostante metta in guardia sulla propria contradditoria natura sin dal titolo, riesce nell’impresa di sorprendere lo spettatore ma soprattutto si rivela un testo coerente. Il tema dominante è, come detto, quello della contraddizione, esemplificato, in questo caso, in un soldato che per nome fa pacifico: c’è, quindi, qualcosa di fuori luogo, di sbagliato. E questa distorta prospettiva pervade tutta l’opera di O’Connor: intanto il film si presenta come un racconto sulla Prima Guerra Mondiale ma per una buona metà è una storia di formazione, la vicenda di due fratelli nell’Inghilterra dei primi anni del XX secolo. I fratelli in questione sono Charlie Peaceful (interpretato da Hero Fiennes-Tiffin per il personaggio da ragazzino e Jack O’Connell quando è adulto) e il più giovane Tommo (Samuel Bottomley e George MacKay). Il maggiore dei due Peaceful è il più carismatico e, forse messi sul chi va là vista la contradditoria natura del titolo oltre che da qualche ben dosato indizio nella storia, si può pensare che il protagonista sia invece Tommo. Tommo, insolito diminutivo per Thomas, conferma questa sfocatura generale della storia: Tommy (altre volte Tommy Atkins) era infatti l’appellativo generico che veniva dato al soldato inglese. Il protagonista, oltre ad essere sin dalla prima parte della storia il fratello sbagliato, una volta in guerra, in qualità di soldato inglese, ha anche il soprannome sbagliato. Ma, prima di finire in prima linea, i nostri due ragazzi hanno il tempo di innamorarsi della medesima fanciulla, Molly (interpretata da Izzy Meikle-Small prima e Alexandra Roach poi), che sembra avere una speciale intesa col piccolo Tommo ma finirà, ovviamente, per sposare Charlie. 

C’è spazio anche per le difficoltà nella crescita di Tommo, protetto ma al tempo stesso messo in ombra dal fratello maggiore che, in modo indiretto, causeranno addirittura la morte del padre. Mr Peaceful (Sthepen Kennedy) faceva il guardiacaccia nella tenuta del Colonnello (Richards Griffiths) e la sua morte non giova certo al benessere della famiglia. Questi aspetti sociali della storia sono importanti perché aiutano a comprendere quale fosse l’ambientazione nel paese britannico allo scoppio della guerra. Il generale favore con cui venne accolta la chiamata alle armi fu legato alla propaganda che incitava i giovani all’arruolamento; ma tra i ragazzi erano pochi ad avere una vaga idea di cosa bollisse in pentola. Le sparate bellico/patriottiche del Colonnello si rifacevano a guerre coloniali che nulla avrebbero avuto in comune con un conflitto con un nemico attrezzato tecnicamente come la Germania; ma il Colonnello era un altro personaggio falso, sbagliato, della nostra storia, in quanto si presentava come portavoce della tradizione e dell’ordine costituito ma era solamente un arricchito, un parvenu, avendo raggiunto una posizione agiata grazie ai possedimenti della moglie. In ogni caso, se Tommo decide di arruolarsi quasi subito, quando scorge la possibilità di farsi bello agli occhi dell’amata Molly, Charlie è restio e non tanto per il figlio che la moglie aspetta. 

Le sue perplessità sull’adesione alla Grande Guerra sono di natura politica tanto che il nostro sembra uno dei protagonisti di 1916 Joining Up, il primo film televisivo della serie Days of Hope, trasmesso nel 1975 e di cui la paternità di Ken Loach lascia facilmente intendere orientamento e verve laburista. Probabilmente, visto il tema che si svilupperà poi al fronte e che per altro introduce subito la pellicola, il debito cinematografico maggiore è però nei confronti di Per il Re e per la Patria (1964, di Joseph Losey), altro film piuttosto critico sia con il primo conflitto mondiale che con il modo in cui venne inteso in Inghilterra. In questo senso il film di O’Connor fa una decisa autocritica che non sembra tanto un elogio ai tedeschi in quanto tali ma piuttosto il tentativo di smentire la bieca propaganda vigente all’epoca (in Inghilterra ma anche in Germania e sostanzialmente ovunque) che dipingeva il nemico come essere spregevole. Infatti, l’unico tedesco che si sente parlare in Private Peaceful dice esplicitamente che non sparerà ad un ragazzo, riuscendo cioè a comprendere l’eccesiva giovane età di Tommo seppur questi indossava una maschera antigas. Ci sarebbe da fare il paragone con l’addetto al reclutamento inglese che sospetta la stessa cosa ma glissa ma è più immediato quello con il soldato di sua maestà che sopraggiungendo alle spalle del tedesco, mentre questi sta risparmiando la vita a Tommo, lo uccide senza troppi fronzoli. Insomma, come visto, tutto il racconto filmico di O’Connor arriva allo spiazzante finale procedendo tra contraddizioni, bugie e falsi miti: e naturalmente, la Grande Guerra è il principale. Una macelleria serializzata che di grande aveva solo la mancanza di senso.      


 

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