1640_IL RICHIAMO DEL LUPO . Italia, Spagna, 1975. Regia di Gianfranco Baldanello
Lo specialista in spaghetti-western di serie B, Gianfranco Baldanello si inserisce nella scia aperta da Lucio Fulci con Zanna Bianca [Zanna Bianca, Lucio Fulci, 1973], per tentare di dare la versione cinematografica italiana de Il richiamo della foresta, altro grande romanzo di Jack London. Azzardarsi infatti a dire che Il richiamo del lupo sia la versione su grande schermo del libro del mitico scrittore americano vorrebbe dire affossare sin da subito le ambizioni del film di Baldanello. Che, se preso come film nel suo complesso, è probabilmente da bocciare, per tutta una serie di grossolanità imperdonabili che bastano, e avanzano, come base critica senza scomodare i paragoni con il capolavoro di London. Anche perché la trama de Il richiamo del lupo pesca un po’ a casaccio tra l’intera opera letteraria dello scrittore, perlomeno quella ambientata nel grande nord americano, senza attenersi ad un testo preciso. Certo, il cane si chiama Buck, proprio come il personaggio principale de Il richiamo della foresta, e anche il finale del film di Baldanello si rifà al libro, con il pastore tedesco protagonista che decide di tornare insieme ai lupi e alla vita selvaggia. Ma questi aspetti rientrano pienamente nella libertà di un adattamento che non ha necessariamente l’obbligo di rispettare alla lettera la fonte di ispirazione. I limiti de Il richiamo del lupo sono quelli classici dei western all’italiana di basso livello –superficialità e pressapochismo diffusi in ogni ambito–amplificati dal fatto che il film è dichiaratamente rivolto ad un pubblico di giovanissimi. In questo senso possono essere un elemento chiave i pellerossa che si vedono in scena, soprattutto nella prima parte del film: hanno un ruolo cruciale e tragico, aggrediscono e uccidono, ma, nonostante questo, non incutono particolare timore.
In sostanza, più che pericolosi guerrieri, sembrano invitati ad una festa di carnevale in maschera, il che lascia intendere che sia stata una scelta stilistica in linea con il target della pellicola. E, se questo in parte può rendere comprensibile una simile sciatteria, il fatto che si possa pensare ai ragazzi come spettatori tanto ingenui, quando si era ormai a metà degli anni 70, rappresenta bene la miopia degli autori del film. In ogni caso, gli spettacolari scenari (Messico e Spagna le location) e la musica classicheggiante in ambito western (Stelvio Cipriani), sorreggono la prima parte del racconto: insieme al loro cane Buck, Jim (Fernando E. Romero), un ragazzino di una decina d’anni, e sua sorella Mary (Elisabetta Virgili), rimasti orfani in mezzo alle montagne innevate dello Yukon ai tempi della corsa all’oro, stanno cercando di andare a Dawson. L’incontro con i fratelli John (Manuel de Blas) e Hank Mckenzie (Remo De Angelis), permette loro di arrivare sani e salvi nella cittadina di frontiera. Qui entrano in gioco gli assi del cast: Jack Palance è William Bates, padre e padrone del paese, e Joan Collins è Sofia Kendall, una cantante da saloon. Da questo punto in poi Il richiamo del lupo è un tipico spaghetti-western dove i buoni –i ragazzini, il cane e il sopravvissuto dei McKenzie, John– si oppongono alla prepotenza di Bates. Sofia, che lavora in un locale di proprietà di Bates, si schiera con i nuovi venuti, intessendo una relazione con l’aitante John. Palanche recita con sufficienza che, tuttavia, non guasta nemmeno troppo, visto che per una canaglia del calibro del suo personaggio, i rivali d’occasione dovevano sembrare poca cosa. Benissimo la Collins che, visto il ruolo, può cambiare abito ad ogni passaggio narrativo sfoderando la proverbiale eleganza scenica. Se tra i pizzi dei vestiti da ballerina è perfettamente calata nel contesto, appare fuori luogo la raffinata pelliccia che indossa quando si avventura alla ricerca di John tra le nevi delle montagne. In ogni caso, le immagini che la vedono sullo schermo, a partire dalla sua entrata in scena con la camicia in pizzo bianco, sono ciò che rende almeno un minimo degno di nota Il richiamo del lupo.
Joan Collins
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