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martedì 24 novembre 2020

INTO THE DARK: IN CARNE E OSSA

672_INTO THE DARK: IN CARNE E OSSA (Into the Dark: Flesh & Blood). Stati Uniti; 2018. Regia di Patrick Lussier.

Il secondo episodio della serie antologica horrorifica Into the Dark sconta, almeno inizialmente, un problema che spesso tarpa narrativamente le ali a molte storie: manca un personaggio affascinante. La protagonista, Kimberly (Diana Silvers), è una giovane ragazza che, da quando sua madre è morta, soffre di agorafobia (sommariamente, paura di stare all’aperto e negli spazi affollati). Un disagio psichico interessante ma che il film In carne e ossa di Patrick Lussier non ha certo il tempo di affrontare in modo approfondito. D’altra parte è unicamente un elemento che è utile allo scopo narrativo della storia da raccontare e, in questo senso, svolge a dovere il suo compito; ma sul momento non aiuta a coinvolgere lo spettatore che si trova la protagonista che va nel panico semplicemente perché il corriere le suona il campanello di casa. Tuttavia questa sensazione di imbarazzo dura relativamente poco perché anche In carne ossa, secondo episodio della serie, è girato con tutti i crismi professionali e, anche grazie all’abilità un po’ di maniera di Dermot Mulroney nell’ambiguo ruolo di Herny, padre di Kimberly, ci troviamo presto in una sensazione inquieta che ci tiene sulla corda. Lussier, il regista, a questo punto è bravo a sfruttare la situazione con i classici effetti cinematografici che tengono alta la suspense e rimane assolutamente memorabile il passaggio del biglietto di aiuto che Kimberly cerca di recapitare alla dottoressa Helen (Tembi Locke). La regia di Lussier conosce i tempi giusti e quando vediamo Henry e sua figlia guardare con una sorpresa di natura differente, (disperata quella di lei, incuriosita quella di lui) sulla soglia di casa il foglietto che alla fine si è staccato dalla suola di una delle scarpe del medico, il brivido che ci percorre la schiena vale l’intera posta. Anche perché, nel complesso, al di là di una generale buona confezione In carne e ossa non si spinge; il film è godibile, sia chiaro, ma è un po’ troppo prevedibile nel suo sviluppo. Che tra l’altro lascia qualche perplessità: è plausibile che la figlia scopra senza scomporsi poi più di tanto che il padre è un maniaco omicida che le ha ucciso addirittura la madre? 


D’accordo, siamo in un film (per la TV) smaccatamente di genere horror, ma non è che alzando la posta (il cattivo è addirittura il genitore della protagonista) poi si possano trascurare le normali coordinate narrative. Insomma, risulta difficile pensare che Kimberly non si sia mai accorta di niente, anche perché nel momento in cui si focalizzano su Henry i sospetti, l’uomo rivela un atteggiamento che non fa nulla per smentirli. C’è, in sostanza, un insieme di situazioni di routine nel cinema di genere, la ragazza fragile, il padre ambiguo, ma che non sono amalgamate con un adeguato supporto narrativo. La serie Into the Dark segna quindi un passaggio in tono minore, rispetto al divertente episodio di esordio; non convince nemmeno il tema della puntata che avrebbe dovuto essere la festa del ringraziamento, che cade appunto in novembre, data di prima trasmissione di In carne e ossa. I riferimenti al Tanksgiving Day sembrano troppo labili e, al tempo stesso, c’è il rischio che anche lo spettatore non sia troppo propenso a ringraziare più di tanto gli autori del film per la visione offerta. 


Diana Silvers




4 commenti:

  1. molto carina la giovane attrice :)
    questo episodio ha una cosa in comune con il precedente, in entrambi c'è un assassino implacabile, mostrato in tutta la sua malvagità :O
    ora devo decidere se vedermi il prossimo, perchè tanta voglia di episodi natalizi non ne ho...

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  2. Beh, Natale è uno dei momenti migliori per un film dell'orrore.

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    1. il problema è che non riesco più a sentire il Natale da diversi anni...
      a parte che è una festa consumistica, anche volendo salvare quel poco che si salva, mancherebbe sempre una parte di me 😥 ricordo ancora l'ultimo capodanno con mia sorella, soli io e lei...
      Dovrò fare finta che il Natale sia una cosa messa lì sullo sfondo, un po' come avviene qui con la festa del ringraziamento... solo che qui l'hanno reso facile...

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  3. Ah, mi spiace. Io penso il Natale sia bellissimo sotto tutti gli aspetti. Quello consumistico è, secondo me, semplicemente una deriva eccessiva che ognuno può controllare. Anche senza inoltrarci in ambito religioso, l'atmosfera di festa, lo stare in famiglia, stare comunque un po' in casa, e poi la gioia dei bambini... ah, amo il Natale.

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