1656_UKRAINIAN SHERIFFS . Ucraina, Lettonia, Germania 2015. Regia di Roman Bondarchuk
Non è un film semplice, Ukrainian Sheriffs di Roman Bondarchuk, ma non perché ci sia qualcosa di complicato da capire; quello che sfugge, allo spettatore estraneo al microcosmo ripreso dal regista ucraino, è se ci sia, effettivamente, qualcosa da capire. Che si sia di fronte ad uno spaccato della realtà rurale dell’Ucraina sudorientale, d’accordo, è evidente, ma ci sono alcuni dettagli che, forse, andrebbero conosciuti, per assaporare meglio la situazione mostrata. Prima di riportare commenti che corroborano quest’impressione, che suona effettivamente critica, è però giusto tributare i meriti all’opera di Roman Bondarchuk, dal momento che Ukrainian Sheriffs è senza alcun dubbio un film interessante. Il documentario ha vinto ben due premi, il Premio Speciale della Giuria all’International Documentary Film Festival di Amsterdam e il Mayor of Gdynia al Millenium Docs Against Gravity, in Polonia, a testimonianza della qualità tecnico artistica del lavoro di Bondarchuk. Tuttavia, come scrisse Anna Yakutenko sul Kyiv Post, troppe cose vengono date per scontate e risultano quindi difficili da decifrare alcuni passaggi: “Il film mostra gli sceriffi che consegnano i documenti di chiamata (alle armi, NdA), raccolgono aiuti umanitari per i soldati ucraini e tengono un discorso ispiratore dedicato al Giorno della Vittoria il 9 maggio. Ma lo spettatore non ha mai un’idea di quale sia l’atteggiamento dei normali abitanti del villaggio nei confronti della guerra, o se cambi o si evolva durante il conflitto. Un altro forte svantaggio del film è che alcune scene potrebbero creare confusione per un pubblico straniero che non ha familiarità con le tradizioni della vita dei villaggi ucraini. Inoltre, il brusco finale del film ha lasciato alcune persone presenti alla proiezione a grattarsi la testa e a chiedersi se fosse il momento di applaudire”. Ma non solo. Il film di Bondarchuk è ambientato a Stara Zburjivka, un minuscolo villaggio a nord della Crimea, dove l’unica carica che sembra avere una qualche forma di ufficialità è il sindaco, Viktor Marunyak; questo rischia, per la verità, di essere un commento un po’ ingrato nei confronti dell’uomo che, in più di un’occasione, mostra di avere un rispetto formale, oltre che concreto, per il suo ruolo. Tuttavia è innegabile che Stara Zburjivka sia quanto di più lontano ci possa essere, o almeno quasi, dalla burocrazia della nostra realtà. E qui cominciano gli equivoci: perché Ukranian Sheriffs, come ben evidenziato dal titolo, è incentrato sugli sceriffi del paesino. Eppure, il loro ruolo non è poi così chiaro, di sicuro non è argomentato a dovere da Bondarchuk nel suo film. Fino al 2015, in Ucraina, l’unica forza di polizia era la Militsiya, un’istituzione che risaliva all’epoca sovietica e che, storicamente, era stata una forza di repressione più che d’ordine.
Con l’indipendenza le cose erano cambiate poco, e la Militsiya continuava ad essere percepita dalla popolazione come qualcosa da temere mentre, nel resto d’Europa, la sua fama di forza di polizia più corrotta del continente, non accennava a diminuire. A Stara Zburjivka, considerato l’isolamento del villaggio e gli scarsi affari che si potevano imbastire, i poliziotti si vedevano ben raramente; in ogni caso, grosso modo mentre Bondarchuk girava il suo documentario per le sterrate stradine del paese, la Militsiya veniva sciolta. Dopo i fatti di Euromaidan, nel luglio del 2015, con il giuramento di 2000 agenti, venne istituita una nuova forza di polizia, denominata Politsiya, sebbene è evidente che prima che questi poliziotti si siano fatti vedere dalle parti di Stara Zburrjika, sia occorso del tempo. Questo è quindi lo scenario in cui si trova ad operare il sindaco Marunyak e, per cercare di tenere un minimo di ordine, ricorre alla nomina di due sceriffi, l’anziano Viktor Kryvoborodko e il massiccio Volodymyr Rudkovsky. Viktor e Volodymyr, che girano su una scassata Lada Classica gialla, sono quindi formalmente i protagonisti del documentario e, perlomeno in alcuni atteggiamenti, ricordano i personaggi di certi film americani, ma è davvero giusto un’impressione. I problemi che devono affrontare sono di natura del tutto peculiare: ad esempio, c’è un anziano signore che in inverno ha ospitato un senzatetto e questi, dopo alcune divergenze, ha danneggiato il portone dell’appartamento. Il padrone di casa si è quindi trattenuto il passaporto del vagabondo e i due sceriffi riescono ad accomodare la situazione trovando un artigiano per riparare il danno in modo che i documenti vengano restituiti al legittimo proprietario. Nella loro attività quotidiana, gli sceriffi tengono particolarmente sott’occhio Kolya, un mezzo criminale sempre ubriaco che picchia la moglie e mangia i cani dei vicini, convinto che quest’ultima attività lo preservi dalla tubercolosi. Ma, forse, la situazione più assurda capita al sindaco Marunyak che deve ascoltare per l’ennesima volta la denuncia di una donna convinta che il vicino abbia liberato un anaconda nel suo capanno per la legna. Spesso, Ukrainian Sheriffs è indicato come un ibrido tra il documentario e la commedia nera, ma va detto che l’umorismo non è particolarmente evidenziato dalla regia, per cui si ritorna ai limiti dell’opera denunciati all’inizio, ovvero un film che non sfrutta tutte le sue potenzialità. L’uomo di guardia all’inquietante torre d’avvistamento, è forse l’elemento che rappresenta meglio il documentario di Bondarchuk: ha l’aspetto di un personaggio di un film di Quentin Tarantino, e si trova in una situazione perfetta perché succeda qualcosa di interessante. È in un luogo pericoloso di suo, data l’altezza e la precaria struttura; inoltre, da quella visuale, può scorgere qualsiasi cosa succeda nei dintorni con anticipo e, come detto, la Crimea non è distante e, di conseguenza, i venti di guerra spirano già forti su Stara Zburrjika. Eppure, quando è di scena il guardiano, non succede sostanzialmente niente. Quello che ci lascia tanto il guardiano nella torre che tutto quanto Ukrainian Sheriffs è una sensazione di attesa, di pericolo imminente, di un qualcosa che possa accadere da un momento all’altro. Ma anche il dubbio che non accada mai.
Nessun commento:
Posta un commento