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giovedì 28 aprile 2022

UNA 44 MAGNUM PER L'ISPETTORE CALLAGHAN

1009_UNA 44 MAGNUM PER L'ISPETTORE CALLAGHAN (Magnum Force). Stati Uniti, 1973;  Regia di Ted Post.

Nella saga dedicata a Dirty Harry, Una 44 Magnum per l’ispettore Callaghan è il secondo film, ma pare sia il preferito da Clint Eastwood, l’attore che interpreta il poliziotto protagonista. E questo è un fatto curioso, per almeno due motivi. Il primo è che il film di Ted Post è certamente meno riuscito del capostipite, Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!, di Don Siegel, e il secondo è perché in Una 44 Magnum per l’ispettore Callaghan sembra che ci sia la preoccupazione di smussare la fama di duro di Dirty Harry. E Eastwood, che a tutti quanti ha sempre dato l’idea di sguazzarci in questo ruolo sopra le righe e risoluto del suo personaggio, nel film di Post, alla fine, risulta meno reazionario del suo superiore, il tenente Briggs (Hal Holbrook). Questo Briggs, addirittura, assolda una squadra di giustizieri tra i cadetti della stradale (tra cui troviamo David Soul), che si prendono la briga di fare un bel ripulisti nella città di San Francisco, eliminando in modo semplice e diretto i peggiori criminali. In pratica quello che ci si aspetterebbe da Dirty Harry, che però non solo non approva i metodi dei giustizieri, ma addirittura si mette a combatterli. Probabilmente il successo di Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! aveva fatto temere ai produttori e autori hollywoodiani di avere pericolosamente alimentato una deriva giustizialista tra il pubblico, e questo secondo episodio voleva rimettere il buon Callaghan almeno all’interno di ragionevoli criteri. Duro si, ma non un ammazzacristiani senza criterio né morale. 

E, in effetti, è credibile che perfino il buon Clint possa essere d’accordo su questo punto. Più che la regia, piuttosto ordinaria e professionale, opera appunto di Ted Post, saltano agli occhi i nomi degli sceneggiatori: nientemeno che Michael Cimino e John Milius, quest’ultimo autore anche del soggetto. Peccato che poi sia proprio il loro lavoro a lasciare maggiormente perplessi: del resto lo stesso Milius ritiene questo film uno dei suoi meno favoriti. Tra i passaggi che non convincono, alcuni si potevano facilmente evitare: ad esempio, sorprende che i giustizieri, che compivano le loro azioni in incognito, utilizzino le stesse armi con cui prestano servizio. E’ evidente che al primo sospetto, sarebbero stati facilmente scoperti, visto la semplicità con cui si poteva confrontare le armi. 

Inoltre, nel finale, la bomba artigianale che è posta nella cassetta delle lettere di Callaghan e che ha un innesco istantaneo (all’apertura della cassetta stessa) si scopre avere un timer, quando Harry la lascia sull’auto di Briggs. Come tutti i passaggi poco convincenti, non è tanto il dettaglio in sé (ad esempio la bomba potrebbe avere due inneschi diversi, sebbene essendo chiaramente di fattura artigianale non si capisce il perché dovrebbe), ma il fatto che lo spettatore si ponga il problema significa che la storia lo ha già perso. E questo non è mai un bene per chi la storia l’ha scritta e, volendo ben vedere, nemmeno per chi la sta raccontando (in modo filmato). In ogni caso, nel suo complesso si tratta di un film divertente, soprattutto per le scene di azione, tra cui da ricordare l’inseguimento finale tra una Ford Custom 500 del 1972 e le motociclette della stradale Moto Guzzi V7 Eldorado e Triumph T100. Rimanendo in tema di auto, sontuoso il parco macchine che sfila sulla pellicola: da segnalare la Mercury Marquis Brougham del 1973, la Mercury Monterey del 1973, la Cadillac Fleetwood 75 del 1973, la Cadillac Fleetwood Eldorado del 1971 e naturalmente la Ford LTD Convertible del 1972, l’auto privata di Harry Callaghan.  





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