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sabato 2 aprile 2022

ENCANTO

996_ENCANTO . Stati Uniti 2021;  Regia di Byron Howard e Jared Bush.

Travolgente capolavoro Disney, Encanto è un musical d’animazione, ennesima dimostrazione di assoluta qualità artistica e produttiva della casa di Burbank nonché ulteriore conferma dell’eccezionale stato di forma dello studio. Encanto, come detto, è un film musicale e parte subito a cannone: gli splendidi titoli di testa, fortemente stilizzati pur senza rinunciare alla superba Computer Grafica, riscaldano l’atmosfera per l’incipit in cui la colonna sonora è subito protagonista, con la canzone La famiglia Madrigal che ci presenta a ritmo indiavolato i tanti personaggi della vicenda. La traccia audio è ovviamente uno dei piatti forti dell’opera, come è lecito attendersi da un film musicale, e su tutti spicca il pezzo Non si nomina Bruno, giustamente legato al punto di svolta del racconto. Da citare almeno anche La pressione sale, davvero efficace, e Cos’altro farò, canzone tipica piacevolmente Disney. Per quel che riguarda il tema del film, viene spontanea una considerazione. Il cinema ha sempre avuto la funzione di specchio della società e, nello specifico, la Disney conferma ancora una volta un ruolo determinante nella presa di coscienza collettiva in chiave educativa. La casa di Topolino è stata spesso contestata per la sua posizione dominante sul mercato e anche per un presunto buonismo con cui avrebbe stemperato la maggior parte delle produzioni su cui è riuscita a mettere le mani, al fine di renderle più innocue e maggiormente vendibili. Considerazioni non prive di fondamento ma per quel che riguarda i classici d’animazione, uno dei suoi fiori all’occhiello, alla Disney il senso di responsabilità per la realizzazione di opere che da sempre svolgono, in un modo o nell’altro, una funzione pedagogica su scala planetaria, ha certamente condizionato i vari autori a dare sempre il massimo sotto ogni aspetto, anche quello etico morale. Per cui, chi se non la Disney potrebbe aiutarci a contrastare alcuni deleteri effetti legati al dilagare dei Talent Show che spopolano su qualunque schermo del mondo? L’argomento di Encanto sono infatti i talenti, i doni, che i Madrigal ricevono da quando la candela di Abuela si è incantata, trasformando il sacrificio del marito Pedro in una sorta di miracolo perpetuo che si rinnova ad ogni nuovo discendente della famiglia. In pratica, tutti i famigliari di sangue (i congiunti non contano) hanno qualche capacità fuori dal comune: un dono, un talento, appunto. 

Beh, non proprio tutti. Tutti tranne Mirabel, naturalmente la protagonista della nostra storia. Che, oltre a non avere particolari qualità, non rientra neanche negli abituali canoni di bellezza disneyana, nemmeno di straforo, per essere onesti. In compenso la ragazza ha una serie di qualità più comuni: è vivace, simpatica, curiosa, intelligente ed empatica. E’ infatti a lei che si rivolge il piccolo Antonio, suo cuginetto, in procinto di ricevere il dono, per avere un po’ di umano conforto. La cerimonia in cui i membri della famiglia acquistano il proprio talento è un evento cruciale e attesissimo, in seno ai Madrigal. Il potere del miracolo deve essere di volta in volta rinnovato, per garantire salute e prosperità al nucleo e, dopo il fiasco inaspettatamente occorso a Mirabel, tutti quanti sono preoccupati che ciò non si ripeta ad Antonio. 

Il piccolo risente della grande pressione, effettivamente un po’ eccessiva se l’unico problema fosse che la sola Mirabel sia rimasta senza ricevere il dono; dall’altra parte ci sono una buona manciata di Madrigal che il talento ce l’hanno, verrebbe da pensare. Ma da alcune parole apprensive della matriarca, nonna Abuela, si può cominciare a sospettare che non siano tutte rose e fiori e qualcosa minacci la magica candela che tiene in vita il miracolo. Mirabel, da parte sua, cerca di partecipare ai preparativi per la cerimonia ma la cosa è vista non in modo benaugurante, in fondo lei è la sfortunata della famiglia. Ad ogni modo tutto fila liscio e Antonio ha il suo dono, poter parlare e comprendere gli animali. Il che, al di là della felicità di facciata, fa sprofondare Mirabel nella depressione: qualche crepa nella definizione caratteriale della protagonista, che sul momento sembrava non avere difetti, comincia ad intravvedersi, confermando la qualità del lavoro degli autori. In effetti, se ad un primo sguardo la questione sembrava la scontata contrapposizione tra la ragazza senza particolare talento ma di buon’indole e chi invece quel talento lo aveva ma non era altrettanto dotato di valori umani, con l’andare della storia la realtà si rivela un po’ più articolata. Mirabel, in cuor suo, almeno in piccola parte sperava, pare evidente, nell’insuccesso di Antonio, giusto solo per condividere la condizione di sfortunata; il che, ad essere onesti, per quanto umanamente comprensibile, non è certo un sentimento nobile. Ma la trama, nel suo procedere, rivela una profonda invidia della ragazzina nei confronti della sorella maggiore, Isabela, vera e propria principessa Disney, bella e perfetta, a cui la sorte ha destinato un dono adeguato: far spuntare fiori a piacimento. 

Tra Isabela e Mirabel c’è un vero rapporto conflittuale che si inasprisce ulteriormente allorché quest’ultima rovina la festa di fidanzamento della primogenita con Mariano. Tuttavia, per lo sviluppo del cuore della storia, mancano da citare almeno due personaggi: uno è casita, la residenza dei Madrigal, che è dotata di vita vera e propria ed ha un rapporto privilegiato con Mirabel; l’altro è Bruno, il menagramo di famiglia che vive nascosto e che tutti cercano di dimenticare per via delle sue (presunte) nefaste profezie. In realtà l’uomo ha semplicemente il dono di prevedere il futuro e la famiglia Madrigal, con il suo esaltare i doni avuti manco fossero poteri dei supereroi non può che andare incontro ad un destino di infelicità. I doni ricevuti finiscono infatti per divenire un fardello troppo pesante per i vari componenti della famiglia e, sorpresa delle sorprese, prima di tutti proprio per Isabela. La ragazza rivela infatti il lato oscuro del dorato mondo delle principesse Disney, una svolta narrativa davvero memorabile. 

La paura di perdere la propria condizione di benessere e la conseguente pressione esercitata sui discendenti che devono assolutamente coltivare il loro potere, sono i sentimenti che, alimentati da Abuela, minacciano la prosperità di casa Madrigal. Seppur animata da buone intenzioni è quindi proprio la matriarca la vera minaccia che si tramuta in tragedia allorché Mirabel capisce che un problema c’è e, nel tentare goffamente di risolverlo, ne accelera le conseguenze. La ragazzina ha però il potere più grande, quello che la fa facilmente entrare in empatia col prossimo o preoccuparsi per gli altri o anche quello di mettersi in discussione. La capacità di superare l’antipatia nei confronti di Isabella è l’esempio più lampante ma è la prima pietra che permette alla famiglia Madrigal di ricostruire la propria felicità. Certo, il film mostra come il talento, la bellezza, la capacità, possano diventare un peso insormontabile se diventano un’ossessione. Ma una ragazzina bruttina e goffa che si rende conto di avere torto nell’invidiare la sorella assai più bella è una lezione da imparare molto più utile e che mai ci saremmo aspettati da un film Disney, che della bellezza delle principesse aveva fatto un marchio di fabbrica. Che dire, sempre un passo avanti.         








Mirabel 


Isabela 


Dolores 


Luisa 

2 commenti:

  1. sempre difficile riuscire a distinguere la bontà sincera dal buonismo...
    penso che un po' di talento serva per poter fare certe cose, ma in fin dei conti è sempre preferibile avere qualità umane...forse per questo non sono un fan dei talent show ;)

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  2. Dei talent ho visto poco per avern un'opinione. Ho visto e vedo molto riguardo l'effetto che hanno e su quello posso avere una mia vaga idea, al massimo. Il talento, come tutto, del resto, è un concetto relativo: se te lo riconsocono gli altri, allora si pensa che l'hai. Comunque, contenti loro...

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