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lunedì 18 aprile 2022

GLI OCCHI DEL TESTIMONE

1003_GLI OCCHI DEL TESTIMONE (The great St. Louis Bank robbery). Stati Uniti, 1959;  Regia di Chares Guggenheim e John Stix.

Il titolo italiano è di difficile interpretazione; molto più attinente quello originale, The great St. Louis Bank robbery, ovvero la grande rapina alla banca di St. Louis, che è poi l’argomento del lungometraggio. George (Steve McQueen) è ingaggiato come autista da Gino, che lo propone a John Egan, un gangster che sta organizzando una rapina. George è incensurato ed estraneo al giro, ma ha bisogno di soldi per re-iscriversi all’università da cui è stato espulso; Gino è il fratello della sua ex fidanzata e ha bisogno di soldi per pagarsi l’avvocato e non finire di nuovo in galera. Della partita è anche l’untuoso Willie, indispettito perché con il nuovo venuto si vede soffiare il ruolo meno rischioso, quello dell’autista. La sua gelosia nei confronti di George, in certi momenti, sembra però andare ben oltre; John Egan, il capo, mostra infatti subito un certo apprezzamento per George e Willie si vede così spodestato dal ruolo di favorito. L’assoluto disinteresse per le donne manifestato dal boss e qualche ammiccamento di troppo di Willie lasciano aperta l’ipotesi di un rapporto omosessuale tra i due, tema però assolutamente non approfondito dal film. Piuttosto, vediamo John Egan studiare il colpo nei minimi particolari, tessendo una ragnatela di coincidenze e movimenti sincronizzati; tutto il meccanismo è calibrato e oliato ma è abbastanza prevedibile che saranno i rapporti umani tra i vari componenti della banda a metterne a rischio il funzionamento. L’ex ragazza di George, coinvolta ad inizio operazioni per un piccolo prestito, tornerà di nuovo sulla scena al momento meno opportuno (dal punto di vista dei rapinatori). Un funesto passaggio psicoanalitico un po’ semplicistico darà il via ad una sorta di effetto domino che travolgerà i protagonisti del film. L’unico dotato dei mezzi per togliersi eventualmente dai guai potrebbe essere George ma a quel punto si troverà già troppo invischiato dal meccanismo e non avrà la forza di mollare il colpo. La trappola organizzata da John Egan finirà così per stritolare gli stessi rapinatori; il che non è chiaramente un male, sebbene ci si possa dispiacere per George che, come detto, è l’unico che avrebbe avuto una ragione di essere salvato.
Ma, a pensarci bene, nemmeno poi tanto.





Molly McCarthy



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