1603_FANGO E GLORIA: LA GRANDE GUERRA . Italia 2015: Regia di Leonardo Tiberi
Prodotto televisivo particolarmente originale, Fango e Gloria – La Grande Guerra di Leonardo
Tiberi lascia doppiamente spiazzati. In un primo momento, la notizia che quello
prodotto dalla Rai sia un innesto tra una fiction e una considerevole parte di
filmati storici in bianco e nero colorati per l’occasione, fa storcere un po’
la bocca. Ben che per avere fiducia nelle fiction televisive ci vuole tutta, ma
la sola idea di immagini documentaristiche colorate sembra ancora più
sconfortante. Invece il risultato è
l’opposto. Cioè, la parte recitata, tra gli altri da Eugenio
Franceschini nel ruolo del milite ignoto, non risolleva di un grado la scarsa
reputazione delle produzioni televisive di pura finzione ma, a suo modo, il
collage di immagini storiche, suoni e voci ora dell’epoca ora sovrapposte, in
qualche modo funziona. L’impressione è naif, è vero, ma ci si rende conto che,
un po’ come guardando un disegno spesso lo si scopre più comprensibile di una
fotografia, con gli irrealistici colori le immagini documentaristiche della
guerra prendono, per assurdo, un po’ di vita. Smettono i panni di crudi
resoconti per diventare una specie di cartone animato e quindi più accessibile,
più fruibile, o almeno interpretabile in un senso nuovo rispetto a quanto siamo
abituati. Se poi questo basti a salvare l’operazione nel suo complesso, è
difficile dirlo, anche perché ci sono troppi passaggi vacillanti. Ad esempio le
voci fuoricampo, nel tentativo di essere comunque parte della storia, finiscono
in quello che nei fumetti è stato efficacemente definito spiegazionismo, un neologismo di rara precisione. Ovvero quando la
spiegazione è fine a sé stessa e non alla narrazione, che è una clamorosa
contraddizione di termini. Tanto per capirci: una voce fuori campo neutra
avrebbe potuto raccontare gli interessanti dettagli tecnici senza accampare
mezze scuse non richieste (“così mi han
detto che si chiamano”). In
sostanza un esperimento curioso non arrivato in porto a causa delle lacune
ormai croniche della nostra scuola cine-televisiva.
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