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giovedì 30 gennaio 2025

E JOHNNY PRESE IL FUCILE

1615_E JOHNNY PRESE IL FUCILE (Jonny got his Gun ). Stati Uniti 1971: Regia di Dalton Trumbo

Dalton Trumbo in ambito cinematografico è più che altro noto per il suo lavoro di scrittura, per i soggetti (due volte premio Oscar, per Vacanze Romane di William Wyler e La più grande corrida di Irving Rapper)  e per le sceneggiature (tra le altre, Spartacus di Stanley Kubrick e La sanguinaria di Joseph H. Lewis). Nella sua carriera realizzerà la regia di un unico film, E Johnny prese il fucile, tratto dal suo omonimo romanzo, curandone anche la sceneggiatura; sarà l’unico lungometraggio diretto da Trumbo, e questo può essere un indice di quanto, quello trattato dall’opera, sia stato un argomento sentito dall’autore. Alla fine, questa palpabile partecipazione emotiva, quasi viscerale, di Trumbo per la sua opera, finisce per essere un po’ anche il limite della stessa. E Johnny prese il fucile è un film sentito, passionale, nel quale l’accusa del regista alla politica militare estremamente palese sin da subito, nello scorrere della pellicola si trasforma in un’interrogazione su questioni più profonde, sull’esistenza di Dio, sulla sacralità o meno della vita, o meglio sulla preservazione a tutti i costi della vita, anche a fronte di situazioni limite come quelle presentate nel lungometraggio. Un tema ardito, come anche la scelta di narrare la storia di un reduce, ormai ridotto ad un tronco umano, immobilizzato sul letto; le divagazioni, i sogni, i ricordi, allentano un po’ la situazione angosciante, ma non distolgono mai del tutto l’attenzione dal punto focale. La scelta registica di filmare in bianco e nero la realtà dell’uomo immobilizzato al letto di ospedale, e la fase onirica o dei ricordi a colori, vuol essere significativa, ma è soprattutto questa seconda parte a patire maggiormente una certa mancanza di nerbo nella narrazione. Questi intermezzi colorati, alla fin fine, sembrano utilizzati per allungare un po’ il brodo, perché un uomo senza faccia, braccia e gambe, immobilizzato in un letto, non è un protagonista che può reggere, almeno non nelle mani di Trumbo, la durata di un lungometraggio. Insomma, se vanno riconosciuti i lodevoli intenti dell’autore, sembra assai più difficile promuovere a pieni voti quanto poi è rimasto impresso sulla pellicola.  




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