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venerdì 18 marzo 2022

21 BROTHERS

988_21 BROTHERS ; Canada 2011; regia di Michael McGuire.

Se dobbiamo giudicare 21 Brohers, curioso film di guerra di Michael McGuire, in sé per sé, non ci resta che allinearsi alle stroncature che si possono trovare in rete tra i pochi che hanno visto il lungometraggio. Che sono grosso modo tutte condivisibili, sia chiaro, perché l’opera presenta troppe lacune e particolari che denotano eccessiva approssimazione. Peraltro, a posteriori, si potrebbe azzardare che l’errore più grave della regia non sia costituito dai tanti elementi poco funzionali nel film ma sia il fatto di non aver cercato di istradare su un altro piano il discorso con lo spettatore. Guardandolo con un certo distacco, 21 Brohers avrebbe infatti potuto essere un interessante film sperimentale ma, se questa era l’intenzione di McGuire, sembrano mancare gli elementi per intenderlo in quel senso. Già a partire dalla presenza di un operatore di ripresa che segue passo passo tutti gli avvenimenti del lungometraggio; una scelta che incuriosisce anche se è davvero difficile da credere nei termini in cui è mostrata la cosa una volta considerato che siamo nel 1916 e in una trincea (ai tempi della battaglia di Flers-Courcelette, un episodio della Battaglia della Somme). In questo senso forse era il caso di enfatizzare l’elemento anomalo piuttosto che cercare di rendere credibile la cosa. Anche perché la scarsa credibilità è già la cifra stilistica del film: dalle trincee, poco profonde e non rinforzate a dovere, all’atteggiamento dei soldati, all’uso del linguaggio, all’assenza di fango, al sovrappeso di molti personaggi. Rilievi condivisibili o meno, che sono tutti elementi che ci danno un’idea diversa da quella che abbiamo della Grande Guerra sul fronte occidentale nel 1916. E allora, visto che, prestabilito in principio o meno, si era poi deciso di fare un unico piano sequenza di un’ora e mezza (un record, al tempo), era forse il caso di sposare la linea della non-credibilità della messa in scena per far passare tutte le magagne come licenze poetiche. Poi, se un’operazione così azzardata potesse essere opportuna, essendo la guerra, e la Prima Guerra Mondiale in particolare, un argomento delicato, si sarebbe potuto certamente obiettare. Ma era una partita che forse si poteva almeno giocare. In questo modo è invece un po’ più arduo comprendere e giustificare le citate sciatterie distribuite in 21 Brohers. Che, visto com’è confezionato il film nel suo complesso, è davvero difficile perdonargli. 

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