1622_SE E' MARTEDI' DEVE ESSERE IL BEGLIO (If It's Tuesday, this must be Belgium). Stati Uniti 1969. Regia di Mel Stuart
Il tema
del film è la frenesia prevista dai viaggi organizzati che cominciavano a
prendere piede verso la fine degli anni 60, in questo caso si tratta di un tour
europeo di 18 giorni attraverso 9 paesi. Già il titolo, Se è martedì deve
essere il Belgio, lascia intendere sia la confusione che coglie i turisti americani
protagonisti del film, sballottati da un capo all’altro del vecchio continente
a bordo di un autobus, sia il tono ironico dell’opera. Mel Stuart, il regista,
si affida ai classici luoghi comuni, ma la produzione hollywoodiana garantisce
sulla qualità della fattura complessiva. Al centro del racconto la storia
sentimentale tra l’accompagnatore dei turisti, Charlie (Ian McShane) e la
bellissima Samantha (Suzanne Pleshette, adorabile), una delle viaggiatrici
della comitiva. Charlie è il classico dongiovanni e Samantha oppone la sua
brava resistenza, salvo poi cedere anche per via del romanticismo che si
respira a Roma. Come detto il film sfrutta i cliché e anche l’Italia è vista
nel film in modo stereotipato, sebbene uno dei passaggi decisivi, quello del
calzolaio, sia proprio nella capitale e serva a redimere il più cinico dei
turisti yankee, Fred Fergusson (Murray Hamilton). Perché, al netto dell’umorismo
che impregna la trama in modo efficace, una punta satirica è costantemente
presente e ad essere messo sotto accusa è l’approccio usa-e-getta della moderna
società che trasforma anche il viaggiare, una delle attività più istruttive in
assoluto, in un’operazione di marketing. In questo senso Fergusson, grazie alla
verve sarcastica di Murray Hamilton, è l’emblema della critica al turismo mordi-e-fuggi
e i suoi commenti sferzanti sono la colonna sonora perfetta per il film. Il
calzolaio romano (Vittorio De Sica), con la sua ingenua onestà, ribalta l’opinione
di Fergusson, che scopre che, in giro per il mondo, esiste qualcosa di diverso
dal tipico scetticismo a stelle e strisce. Il fatto che un attore come De Sica
sia impiegato per un ruolo, importante fin che si vuole, ma totalmente
marginale, è un po’ la caratteristica di Se è martedì deve essere il Belgio,
che centrifuga una serie di star del cinema allo stesso modo in cui Charlie scorrazza
i suoi turisti senza dargli respiro. Le stelle della Settima Arte che fanno
giusto una comparsata sono tantissime e si fa un po’ fatica a comprendere il
senso di questa scelta. Sullo schermo appaiono, senza avere il giusto spazio, Senta
Berger, John Cassavetes, Joan Collins, Ben Gazzara, Anita Ekberg, Virna Lisi,
Elsa Martinelli e l’elenco potrebbe continuare. Forse Mel Stuart, il regista,
vuole dire che anche il cinema corra il rischio di divenire superficiale come
un viaggio organizzato?
Suzanne Pleshette
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