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giovedì 13 febbraio 2025

SE E' MARTEDI' DEVE ESSERE IL BELGIO

1622_SE E' MARTEDI' DEVE ESSERE IL BEGLIO (If It's Tuesday, this must be Belgium). Stati Uniti 1969. Regia di Mel Stuart

Il tema del film è la frenesia prevista dai viaggi organizzati che cominciavano a prendere piede verso la fine degli anni 60, in questo caso si tratta di un tour europeo di 18 giorni attraverso 9 paesi. Già il titolo, Se è martedì deve essere il Belgio, lascia intendere sia la confusione che coglie i turisti americani protagonisti del film, sballottati da un capo all’altro del vecchio continente a bordo di un autobus, sia il tono ironico dell’opera. Mel Stuart, il regista, si affida ai classici luoghi comuni, ma la produzione hollywoodiana garantisce sulla qualità della fattura complessiva. Al centro del racconto la storia sentimentale tra l’accompagnatore dei turisti, Charlie (Ian McShane) e la bellissima Samantha (Suzanne Pleshette, adorabile), una delle viaggiatrici della comitiva. Charlie è il classico dongiovanni e Samantha oppone la sua brava resistenza, salvo poi cedere anche per via del romanticismo che si respira a Roma. Come detto il film sfrutta i cliché e anche l’Italia è vista nel film in modo stereotipato, sebbene uno dei passaggi decisivi, quello del calzolaio, sia proprio nella capitale e serva a redimere il più cinico dei turisti yankee, Fred Fergusson (Murray Hamilton). Perché, al netto dell’umorismo che impregna la trama in modo efficace, una punta satirica è costantemente presente e ad essere messo sotto accusa è l’approccio usa-e-getta della moderna società che trasforma anche il viaggiare, una delle attività più istruttive in assoluto, in un’operazione di marketing. In questo senso Fergusson, grazie alla verve sarcastica di Murray Hamilton, è l’emblema della critica al turismo mordi-e-fuggi e i suoi commenti sferzanti sono la colonna sonora perfetta per il film. Il calzolaio romano (Vittorio De Sica), con la sua ingenua onestà, ribalta l’opinione di Fergusson, che scopre che, in giro per il mondo, esiste qualcosa di diverso dal tipico scetticismo a stelle e strisce. Il fatto che un attore come De Sica sia impiegato per un ruolo, importante fin che si vuole, ma totalmente marginale, è un po’ la caratteristica di Se è martedì deve essere il Belgio, che centrifuga una serie di star del cinema allo stesso modo in cui Charlie scorrazza i suoi turisti senza dargli respiro. Le stelle della Settima Arte che fanno giusto una comparsata sono tantissime e si fa un po’ fatica a comprendere il senso di questa scelta. Sullo schermo appaiono, senza avere il giusto spazio, Senta Berger, John Cassavetes, Joan Collins, Ben Gazzara, Anita Ekberg, Virna Lisi, Elsa Martinelli e l’elenco potrebbe continuare. Forse Mel Stuart, il regista, vuole dire che anche il cinema corra il rischio di divenire superficiale come un viaggio organizzato? 



Suzanne Pleshette 


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