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domenica 17 novembre 2024

ADDIO ALLE ARMI (1932)

1578_ADDIO ALLE ARMI (A Farewell to arms). Stati Uniti, 1932; Regia di Frank Borzage

Innanzitutto va riconosciuto che non è facile raccontare una storia di Ernst Hemingway quando non si è Ernst Hemingway. Fatta questa iniziale presa di distanza dal capolavoro letterario dello scrittore americano alla base del film Addio alle armi di Frank Bozarge, vanno registrate altre limitazioni che subì l’opera filmica. A quel tempo, il sentimento antimilitarista di Hemingway poteva essere tollerato in un libro ma pensare che lo stesso accadesse ad un film era pura utopia. La censura intervenne già in sede di sceneggiatura, andando ad eliminare quei passaggi troppo realistici, non necessariamente di carattere bellico, presenti nel libro; sebbene anche sotto quest’ultimo aspetto la Paramount Pictures, lo studio di produzione del film, interpellò addirittura l’Ambasciata Italiana a Washington per evitare ogni riferimento scomodo all’operato dell’esercito del belpaese nella storia narrata. In effetti le situazioni poco lusinghiere che si verificarono a Caporetto e nei giorni successivi non sono approfondite dal film che sembra glissare su questi aspetti, dando un’idea confusa e poco decifrabile di quegli avvenimenti. Insomma, Hemingway scriveva capolavori ma con elementi troppo in anticipo sui tempi, per esempio si veda anche solo la storia d’amore consumata dai due protagonisti senza essere sposati, e a quel cinema tali libertà non erano concesse. Fatte queste ulteriori premesse è quasi naturale che Addio alle armi risulti, a vederlo oggi, una semplice storia d’amore molto drammatica, anzi tragica, a cui l’inconsistenza del terzo vertice del tipico triangolo nega anche la possibilità al crescente pathos di sfociare mai nel melodramma. Il protagonista è il tenente Frederic Henry (un Gary Cooper fresco fresco), addetto alle ambulanze di stanza in Italia; al suo fianco l’infermiera inglese Catherine (Helen Hayes). Se non la doveste vedere guardate in basso: raramente sullo schermo si è vista una coppia così mal assortita dal punto di vista dell’altezza. Coop era infatti un metro e novanta (e al tempo anche un po’ allampanato), la Hayes circa un metro e mezzo. Tuttavia va riconosciuto all’attrice americana il piglio giusto unito ad un fascino notevole: pur se in un confronto con un asso del cinema come Cooper, la Hayes non sfigura affatto, anzi. Chi invece finisce per rovinare le già poche chance di riuscita del film fu Adolphe Menjou: non per le sue capacità interpretative, per carità, ma il ruolo del Maggiore Rinaldi è troppo ottuso e stupido per reggere lo schermo. Le sue sciocche ripicche non possono essere, come invece sono all’atto pratico, il tema portante del dramma; neppure se ad aiutarlo in questa infantile e dispettosa condotta si mette anche l’amica di Catherine, Helen (Mary Phillips). Certo, non è che Frederic si dimostri questo cavaliere provetto nei confronti dell’amico, andando a soffiandogli la dama da sotto il naso senza alcun riguardo. Ma se non altro lo fa a viso aperto. Invece i meschini dispettucci di Rinaldi, malamente celati da preoccupazione amichevoli, sono fatti sottobanco e sono i veri responsabili delle svolte salienti della trama: le lettere respinte dal Maggiore per ostacolare la storia tra Frederic e Catherine, ma anche l’ostracismo di Helen. Certo la trama poi si infiamma con fatti concretamente gravi: Catherine, incinta e disperata per la mancanza di notizie dell’amato, partorisce ma il bimbo nasce morto. Frederic riesce alla fine a raggiungerla ma la donna, ormai prosciugata dal dolore, spira tra le sue braccia. Se ci si lascia trasportare, è un finale ad effetto; ma quelle che lo alimentano sono fiammate senza sostanza e passato il momento non ne rimane nemmeno la cenere. Senza andare a prendere in considerazione il romanzo di Hemingway che, come si è visto, verteva su ben altri presupposti, rimane il dubbio se fosse proprio necessario ambientare una storia del genere durante le fasi cruciali della Prima Guerra Mondiale. Caporetto, il Piave, vengono lasciati con noncuranza sullo sfondo e il rischio poteva essere che questi tragici eventi ne uscissero sviliti senza una degna contropartita. Il sostanziale fallimento dell’operazione Addio alle armi di Frank Bozarge scongiura questa eventualità.   






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