Translate

martedì 19 novembre 2024

IL CAIMANO DEL PIAVE

1579_IL CAIMANO DEL PIAVE . Italia, 1951; Regia di Giorgio Bianchi 

Nel 1951 l’Italia cercava ancora di riprendersi dalla tragedia della Seconda Guerra Mondiale e, in quest’ottica, Il Caimano del Po di Giorgio Bianchi poteva aiutare a sollevare almeno un poco il morale della popolazione. Perché, seppure non si tratti di un’opera intrisa di patriottismo di stampo fascista atta a celebrare la Vittoria nella Grande Guerra, non era nemmeno uno di quei testi sarcastici che raccontavano in modo forse eccessivamente disilluso la nostra partecipazione alla Prima Guerra Mondiale. Al netto delle eventuali carenze tattico strategiche  dei comandanti nei momenti cruciali (facile esempio la disfatta di Caporetto, di cui si vedono gli effetti nel film di Bianchi), e di altre lacune militari innegabili (equipaggiamento, addestramento), qualche merito le truppe del Regio Esercito Italiano doveva pur averle se fu in grado di resistere sulla linea del fiume Piave dopo la debacle della XII battaglia dell’Isonzo. Insomma, tra la propaganda fascista del ventennio e quel revisionismo divenuto nel tempo eccessivamente critico, forse anche nato nel solco del capolavoro di Mario Monicelli La Grande Guerra (1959), c’era sicuramente posto per un onesto film di parte come Il Caimano del Po. C’è l’eroico italiano, Franco (Frank Latimore), triestino e irredentista, c’è il valoroso Colonnello di Torrebruna (un aitante Gino Cervi), c’è anche la nobile ragazza italiana, Lucilla di Torrebruna (una deliziosa Milly Vitale) e, per chiudere con gli attori principali, c’è Ciapin, giovane paraplegico che, grazie anche alla carica umana di Francesco Golisano, incarna bene il sentimento di chi avrebbe voluto dare il suo contributo al conflitto ma ne è rimasto fuori. Quest’ultimo elemento è da ricondurre, più che ad un sentimento patriottico d’annunziano, al tenore melodrammatico che, soprattutto al cinema, incominciava a spopolare negli anni Cinquanta. Al quale si iscrive anche la storia d’amore tra Lucilla e Franco, sebbene mantenuta ad un livello di sobrietà proprio dallo scatenarsi del conflitto di cui il film è comunque coinvolto. Per i tedeschi un ruolo marginale, attivamente solo nell’occupazione di Villa di Torrebruna nel finale, mentre la figura delle spie, Helene (Ludmilla Dudarova) e Majda (Gina Falckenberg), è criticabile solo in parte. In ottica bellica è infatti pienamente legittimo il loro operare spionistico, assai meno l’inganno sentimentale di Helena che sposa il colonnello, vedovo da tempo, unicamente per occupare una posizione strategica. D’altronde lo si è detto: negli anni Cinquanta le trame rosa intrigavano più di quelle belliche. Tuttavia nel quadro complessivo dell’opera, oltre alla gradevolezza del narrato cinematografico, va segnalato lo spunto che dà il titolo al film e quindi non può certo essere ritenuto secondario. Nota importante, i Caimani del Piave furono un reparto di fanteria marina, tra i quali molti provenivano dagli Arditi e che operarono effettivamente lungo il fronte del Piave. E’ quindi storico l’elemento più interessante de Il Caimano del Piave e questo, soprattutto per un film bellico, è sempre un titolo di merito.


Galleria 







Nessun commento:

Posta un commento