1579_IL CAIMANO DEL PIAVE . Italia, 1951; Regia di Giorgio Bianchi

Nel 1951 l’Italia cercava ancora di riprendersi dalla
tragedia della Seconda Guerra Mondiale
e, in quest’ottica, Il Caimano del Po
di Giorgio Bianchi poteva aiutare a sollevare almeno un poco il morale della
popolazione. Perché, seppure non si tratti di un’opera intrisa di patriottismo
di stampo fascista atta a celebrare la Vittoria nella Grande Guerra, non era nemmeno uno di quei testi sarcastici che raccontavano in modo forse eccessivamente
disilluso la nostra partecipazione alla Prima
Guerra Mondiale. Al netto delle eventuali carenze tattico strategiche dei comandanti nei momenti cruciali (facile
esempio la disfatta di Caporetto, di
cui si vedono gli effetti nel film di Bianchi), e di altre lacune militari
innegabili (equipaggiamento, addestramento), qualche merito le truppe del Regio Esercito Italiano doveva pur
averle se fu in grado di resistere sulla linea del fiume Piave dopo la debacle
della XII battaglia dell’Isonzo.
Insomma, tra la propaganda fascista del ventennio e quel revisionismo divenuto
nel tempo eccessivamente critico, forse anche nato nel solco del capolavoro di
Mario Monicelli La
Grande Guerra
(1959), c’era sicuramente posto per un onesto film di parte come Il Caimano del
Po. C’è l’eroico italiano, Franco (Frank Latimore), triestino e
irredentista, c’è il valoroso Colonnello di Torrebruna (un aitante Gino Cervi),
c’è anche la nobile ragazza italiana, Lucilla di Torrebruna (una deliziosa
Milly Vitale) e, per chiudere con gli attori principali, c’è Ciapin, giovane paraplegico che, grazie
anche alla carica umana di Francesco Golisano, incarna bene il sentimento di
chi avrebbe voluto dare il suo contributo al conflitto ma ne è rimasto fuori.
Quest’ultimo elemento è da ricondurre, più che ad un sentimento patriottico d’annunziano, al tenore melodrammatico
che, soprattutto al cinema, incominciava a spopolare negli anni Cinquanta. Al
quale si iscrive anche la storia d’amore tra Lucilla e Franco, sebbene
mantenuta ad un livello di sobrietà proprio dallo scatenarsi del conflitto di cui
il film è comunque coinvolto. Per i tedeschi un ruolo marginale, attivamente
solo nell’occupazione di Villa di Torrebruna nel finale, mentre la figura delle
spie, Helene (Ludmilla Dudarova) e Majda (Gina Falckenberg), è criticabile solo
in parte. In ottica bellica è infatti pienamente legittimo il loro operare
spionistico, assai meno l’inganno sentimentale di Helena che sposa il
colonnello, vedovo da tempo, unicamente per occupare una posizione strategica. D’altronde
lo si è detto: negli anni Cinquanta le trame rosa intrigavano più di quelle
belliche. Tuttavia nel quadro complessivo dell’opera, oltre alla gradevolezza
del narrato cinematografico, va segnalato lo spunto che dà il titolo al film e
quindi non può certo essere ritenuto secondario. Nota importante, i Caimani del Piave furono un reparto di
fanteria marina, tra i quali molti provenivano dagli Arditi e che operarono effettivamente lungo il fronte del Piave. E’ quindi storico l’elemento più interessante de Il Caimano del Piave e questo,
soprattutto per un film bellico, è sempre un titolo di merito.

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