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sabato 9 settembre 2023

A WOMAN OF EXPERIENCE

1346_A WOMAN OF EXPERIENCE . Stati Uniti, 1931; Regia di Harry Joe Brown.

Non sempre è facile comprendere cosa significhi contestualizzare un’opera, un film, un racconto o una canzone, tenendo in considerazione l’epoca in cui la stessa è stata prodotta. Un esempio che vale la pena ricordare lo abbiamo in A woman of experience, film del 1931 di Harry Joe Brown. Siamo in Austria, durante la Prima Guerra Mondiale: il sottotenente Karl Runyl (Wlliam Bakewell) aspira, come molti altri giovani del tempo, a farsi onore nel conflitto e soffre per l’inattività a cui è costretto. Grazie alla quale conosce però Elsa Elsbergen (Helen Twelvetrees), una graziosa ragazza di cui si innamora, ricambiato. L’amore modifica il suo punto di vista: a questo punto ci sarebbe, infatti, l’opportunità di coprirsi di gloria, offrendosi volontario per una missione a bordo di un sottomarino. Ma Karl non vuole lasciare Elsa e, quindi, decide di rinunciare alla spedizione; quando ne parla alla ragazza, questa lo convince, al contrario, ad andare. Elsa è semplicemente lungimirante: quando infatti sarebbe svanito l’ardore del primo innamoramento, questa rinuncia diventerebbe un ostacolo che si frapporrebbe alla felicità della coppia. Karl, in sostanza, avrebbe avuto per sempre il rimpianto di non aver fatto il suo dovere militare, una colpa di cui Elsa avrebbe pagato lo scotto. A veder oggi questo passaggio narrativo, sembra in effetti poco plausibile: quale innamorata vorrebbe spedire il suo amato in una missione rischiosissima? Quello che è svanito, al momento, è il senso dell’onore bellico che, al contrario, infiammava i cuori dei giovani – maschi e femmine che fossero – alla vigilia della Grande Guerra ma che rimaneva, almeno come eco e sentimento ben conosciuto, ancora negli anni Trenta – epoca dell’uscita del film. 

In questo senso il desiderio di Elsa non è affatto improprio, anche considerando che tutta quanta la vicenda prende il via nel momento in cui, la ragazza – donna di facile virtù in quel di Vienna – decide di fare la sua parte arruolandosi come infermiera. Considerato i suoi trascorsi poco lusinghieri, almeno nell’ottica del tempo, la sua richiesta viene respinta mentre il capitano Muller (C. Henry Gordon), quando la vede, coglie al volo l’occasione per arruolare un nuovo agente per il Servizio Segreto. La bellezza di Elsa, la sua abitudine ad aver a che fare con gli uomini, uniti al patriottismo comunque dimostrato, faranno della ragazza una preziosissima spia. Il suo primo obiettivo è il capitano von Lichsten (Lew Cody), ufficiale austriaco al soldo del nemico, con cui prendere confidenza per poterlo controllare. 

Durante questa missione, la ragazza incontra incidentalmente il giovane capitano Runyl e Cupido combina il tipico pasticcio, con Elsa che finisce presto distratta dai propri doveri militari. Del resto l’amore è più forte del senso del dovere. Lo si può dedurre anche dall’esempio riportato in precedenza: la conclusione a cui giungono i due innamorati è che Karl debba andare in missione, non perché sia il suo dovere di soldato ma, piuttosto, perché il rinunciarvi metterebbe in pericolo la loro relazione. A woman of experience è, in effetti, un film di spionaggio pesantemente innaffiato dallo struggente romanticismo della vicenda, che Helen Twelvetrees era bravissima a dispensare con i suoi occhioni sofferenti. C’è, per onor di cronaca, anche una sponda umoristica, di cui si incaricano Katie (ZaSu Pitts), cameriera di Elsa, e Hans (Franklin Pangborn), marinaio agli ordini di Karl, ma le loro gags possono poco a fronte della carica melodrammatica della protagonista. La Twelvetrees fu un’attrice relativamente nota, negli anni Trenta, era molto graziosa ma è, al momento, praticamente dimenticata; in A woman of experience fa, in ogni caso, un buon lavoro, risultando gradevole anche se l’espressione perennemente sofferente paga i dazi degli anni trascorsi. Non si può però dire che la sua tormentata espressione sia fuori luogo: dopo essere stata indotta dai suoi superiori a lasciare il suo amato Karl per dedicarsi al lavoro di spia, rimane ferita in uno scontro a fuoco con von Lichsten. Karl, che si era fatto onore nella missione dei sottomarini, non si dà per vinto e intende sposarla, e porta anche sua madre, la contessa di Runyl (Nance O’Neil), per fare le presentazioni del caso. La donna conosce il passato di Elsa e, nonostante Katie faccia presente il valore dimostrato dalla sua signora nella missione di spionaggio, si oppone al matrimonio. Un ragazzo innocente come suo figlio, ufficiale di marina, ed una ex prostituta: quanto potrebbe durare la loro felicità? Sei mesi, ipotizza la contessa. Di nuovo ritorna il concetto di felicità a tempo determinato, che aveva fatto la sua comparsa già in precedenza, quando Elsa non volle rischiare la serenità futura alla coppia negando la missione eroica a Karl. Nel 1931, evidentemente, l’impressione che i giorni fossero contati cominciava già ad aleggiare, venendo tragicamente confermata in capo a qualche anno. Tornando alle parole della contessa, in esse Elsa coglie una proposta che accetta: ‘sei mesi di felicità’ ha detto infatti l’aristocratica. Proprio i sei mesi che, in seguito alla ferita, i medici le hanno prospettato di vivere. Finale tragico ma
Helen Twelvetrees merita una chiusura tutta per sé: attrice dimenticata, in questo A woman of experience, nonostante il ruolo non certo allegro che il copione le riserva, dimostra che merita, al contrario, di essere ricordata. Ben più di sei mesi. 




Helen Twelvetrees






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