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mercoledì 15 febbraio 2023

LA SIRENETTA (1989)

1222_LA SIRENETTA (The Little Mermaid)Stati Uniti, 1989; Regia di John Musker e Ron Clements.

Sul finire degli anni Ottanta la gloriosa galleria di classici Disney sembrava destinata ad un inevitabile declino. Dal 1973, anno di uscita di Robin Hood, lo studio aveva prodotto poco e quasi mai in modo convincente: al botteghino memorabile rimane il fiasco di Taron e la pentola magica (1985), ma non è che gli altri lungometraggi avessero ottenuto questi maggiori consensi. Se spesso può non essere particolarmente indicativo riferirsi al successo commerciale di un film per valutarne la qualità, con i film Disney, esplicitamente rivolti ai ragazzi, il dato è più interessante. Difficilmente un film Disney che ottiene un grande successo è un’opera mediocre: se il racconto riesce a catturare il pubblico giovane per l’ora ben abbondante della tipica durata, siamo di fronte ad un lavoro fatto come si deve nel peggiore dei casi. Qualcosa, probabilmente in termini di magia Disney più che di bontà del racconto in sé, ai classici dell’opaco periodo citato doveva quindi mancare. Poi, nel 1988 uscì nelle sale Chi ha incastrato Roger Rabbit? del geniale Robert Zemeckis che dimostrò in modo quanto mai lampante che i film di animazione potevano rientrare perfettamente nei gusti del pubblico del tempo. Bastava fare film notevoli, che avessero forza: capolavori, insomma. La Disney colse subito la palla al balzo. Ancora una volta, lo studio di Burbank per imprimere una svolta decisiva alla sua galleria, ricorse al versante femminile, quello delle Principesse, che ne era il vero marchio di fabbrica. Il primo classico, infatti, quello che inaugurò la serie, fu Biancaneve e i Sette Nani (1935) e dopo un qualche anno di appannamento, legato anche al periodo bellico, nel 1950 fu Cenerentola a rilanciarla alla grande. Adesso, nel 1989, era il turno de La Sirenetta, capolavoro musical ispirato alla celebre fiaba di Hans Christian Andersen. 

Il successo fu tale che, anche grazie alla qualità dei successivi classici, si parlò di Rinascimento Disney. La bontà de La Sirenetta è che si fonda su due aspetti che erano i tipici punti di forza dell’epoca d’oro e che dalla metà degli anni Settanta sembravano invece essere scaduti e obsoleti. Sono due elementi evidenti e chiari sin da subito, non ci sono equivoci e anzi il film vi punta sopra in modo convinto: innanzitutto, La Sirenetta si basa su una storia sentimentale, la più romantica possibile. Non ci sono mezze misure: Ariel si innamora perdutamente a prima vista del principe Eric e decide di rischiare il tutto per tutto per seguire il suo cuore. Ai tempi, sul finire degli Ottanta, erano anni che nei classici Disney certe sdolcinature si vedevano assai raramente; chissà, forse era stato anche lo scarso appeal che aveva riscontrato La Bella Addormentata nel Bosco (1959), il capolavoro assoluto in senso grafico artistico, a far accantonare il tema romantico allo studio. Dalle gesta della bella Aurora dovettero passare 30 anni perché un’altra canonica principessa salisse alla ribalta su uno schermo di un classico Disney: e Ariel non deluse le attese.  Moderna, spigliata, curiosa, dinamica e avventurosa ma anche romantica e sentimentale, la Sirenetta del film Disney seppe incarnare in modo mirabile le aspirazioni e i sogni delle ragazze del tempo. L’altro punto di forza del film furono le canzoni. Ai tempi, il musical attraversava un buon momento, eppure per un lungo periodo si preferì evitare o limitare le canzoni nei classici Disney. Da un certo punto di vista, la scelta probabilmente rispondeva simbolicamente a certe lamentele di quei ragazzi che nelle platee dei cinema si erano spesso dimostrati insofferenti durante le canzoni che interrompevano il racconto filmico. 

In effetti le canzoni dei classici erano un elemento a due facce: se spezzavano eccessivamente il ritmo, potevano infastidire, ma era anche vero che, nel caso fossero pezzi trainanti, divenivano un volano eccezionale per il film stesso. Di fronte a qualche possibile lamentela per un po’ di noia che poteva affiorare durante i brani musicali, la risposta giusta non era eliminare le canzoni, come avvenne per ben quattro classici consecutivi tra i Settanta e gli Ottanta, ma scrivere pezzi memorabili e travolgenti. Come il calypso In fondo al mar (di Alan Menken e Howard Ashman) straordinario brano cantato dallo strepitoso granchio Sebastian, vincitore del premio Oscar come miglior canzone nel 1990. Ma tutta la colonna sonora de La Sirenetta è eccezionale, tanto che ai tempi si disse che era il film d’animazione che per primo era riuscito a cogliere lo spirito dei musical di Broadway. 

Il romanticismo e la musica, due degli elementi cardini della Golden Age dei classici, venivano quindi completamente riscoperti dopo anni in cui erano stati sostanzialmente ignorati, e queste scelte furono le fondamenta per il Rinascimento Disney. Ma c’era un altro elemento che da un po’ di tempo mancava, forse anche da un tempo maggiore rispetto al romanticismo e alla musica: un cattivo davvero cattivo. In parte perché con la rivoluzione culturale legata al ‘68, l’idea di cattivo in sé e per sé era un po’ scaduta, dando luogo a personaggi più sfumati, anche nella narrativa per ragazzi. In parte perché laddove si era cercato di tratteggiare un bel cattivone si era poi sostanzialmente mancato l’obiettivo per un motivo o per l’altro, fatto sta che l’ultima cattiva degna di vera considerazione in un classico Disney risaliva al 1961: Crudelia de Mon. Ne La Sirenetta, l’idea di ricorrere alla Drag Queen Divine come fonte di ispirazione per Ursula fu geniale: il mondo del travestitismo offriva un universo di spunti in genere ignorati dal cinema mainstream e la definizione caratteriale di questo villain disneyano poté farne man bassa, seppur in modo discreto, risultando nel suo ambito, quello dell’animazione, perfino nuova e originale. Inoltre, le scene in cui Ursula riceve la voce di Ariel in cambio del suo satanico patto, è particolarmente spaventosa così come, del resto, anche il finale con lo speronamento subito dalla cattiva è esplicito al punto da sembrare splatter. Insomma, gli autori calcano la mano sui passaggi forti, spaventosi o comunque d’impatto, per compensare il romanticismo del versante sentimentale della storia. Con la musica di Sebastian in sottofondo a creare la giusta alchimia, la magia Disney è assicurata al cento per cento. Se ci si ricorda quelli che erano i tempi, si può facilmente convenire che La Sirenetta fu capolavoro di coraggio. Oltre che un capolavoro in senso assoluto, questo senza alcun dubbio.



Ariel






Ursula 


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