Translate

giovedì 1 dicembre 2022

THE LITTLE AMERICAN

1171_THE LITTLE AMERICAN . Stati Uniti 1917;  Regia di Cecil DeMille e Joseph Levering.

Operazione cinematografica di evidente propaganda, The Little American presenta però almeno un passaggio che è ancora oggi sorprendente. Ma, prima di occuparcene, va inquadrata un minimo l’opera: pare che Cecil B. DeMille volesse fare un film che supportasse la causa alleata durante la Prima Guerra Mondiale e anche Mary Pickford, la protagonista della pellicola, era altrettanto convintamente schierata. La Pickford all’epoca era una vera e propria celebrità e aveva già interpretato un numero impressionante di ruoli e anche in The Little American ne sciorina un vario campionario. Intendiamoci, nel film di DeMille è sempre Angela, la piccola americana omaggiata dal titolo, ma l’opera è una sorta di condensato dei film bellici (e non) dell’epoca e la Pickford, davvero camaleontica, campeggia sullo schermo da par suo in ogni situazione. In avvio è la fidanzata di Karl (Jack Holt), suo spasimante in America ma di nazionalità tedesca. Allo scoppio della guerra, Karl è chiamato alle armi e, in seguito, anche Angela deve recarsi in Europa per la morte di una sua ricca zia francese. Il Veritania, il transatlantico su cui viaggia, ricorda nel nome il Lusitania e farà identica fine, silurato da un sommergibile tedesco; va precisato che sono evitate dal film tutte le polemiche inerenti all’affondamento che contribuì a convincere l’opinione pubblica americana sull’opportunità di un ingresso in guerra del paese d’oltreoceano. Piuttosto si possono scorgere, nelle scene imminenti la catastrofe, alcune analogie con la vicenda del Titanic, all’epoca particolarmente recente: naturalmente la Pickford si trova a suo agio nell’elegante sala da ballo ma il passaggio cruciale in questa fase è quello successivo. 

Da naufraga, l’attrice trova il modo di sfoderare una piccola bandiera a stelle e strisce e di accusare direttamente il comandante del sommergibile tedesco di aver attaccato civili, tra cui donne e bambini, americani, e quindi assolutamente neutrali. La scena è emblematica ricordando certi manifesti propagandistici del tempo ed evidenzia in modo palese il carattere dell’opera. Interpretato velocemente e con la necessaria disinvoltura il ruolo di naufraga, l’attrice americana si cala ora in quelli di giovane ereditiera, avendole lasciato la ricca zia addirittura una sorta di castello. Ma non va dimenticato che in Francia la guerra divampa e la residenza in questione è situata in zona di scontri. Angela, il personaggio della Pickford, trasforma quindi la magione in ospedale di guerra e, in seguito all’arrivo dei tedeschi, dopo quelli di crocerossina l’attrice veste i panni anche della spia, per la quale verrà perfino condannata alla fucilazione. Ma, prima del colpo di scena conclusivo che ci consegna il più classico dei lieto fine all’americana, il film segna il suo vero passaggio d’interesse. Tra i tedeschi che irrompono nella magione c’è naturalmente anche Karl: i soldati dell’imperatore Guglielmo II sono tratteggiati come veri barbari, saccheggiano e inseguono le infermiere con intenzioni non certo amichevoli. E Karl ne è un degno rappresentante ed è addirittura lui, ovviamente, a mettersi sulle tracce di Angela con l’espressione assatanata. Il momento in cui riconosce ed è riconosciuto dall’amata fidanzata con cui si perdeva in stucchevoli convenevoli amorosi vale più di tutto il resto del film: al netto dell’educazione, della cultura, dell’istruzione, l’uomo è e rimane una bestia (nel senso spregevole del termine) e quando se lo scorda può andare incontro a spiacevoli sorprese.  

Mary Pickford 



Galleria di manifesti 





Nessun commento:

Posta un commento