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lunedì 12 dicembre 2022

NIGHT TIDE

1180_NIGHT TIDE Stati Uniti 1961; Regia di Curtis Harrington.

Negli anni Sessanta, perfino negli Stati Uniti sembrava farsi strada un nuovo modo di fare cinema, indipendente dall’industria mainstream; forse non un movimento paragonabile alla Nouvelle Vogue francese, d’accordo, ma con qualche frutto degno di nota. Tra questi certamente Night Tide di Curtis Harrington che, al suo primo lungometraggio, lascia intendere qualità che, in tutta onestà, non verranno valorizzate dal resto della sua carriera. Tuttavia in Night Tide Harrington fa un gran lavoro, soprattutto nella composizione visiva, lasciano impresse sulla pellicola in bianco e nero immagini evocative e affascinanti. Il film è abitualmente considerato un horror d’atmosfera alla Val Lewton – nello specifico si può trovare qualche debito con Il bacio della pantera (1942, di Jacques Tourneur) – ma qualche volta è indicato come di genere fantastico. In effetti di paura vera e propria Night Tide ne suscita ben poca, più che altro è l’inquietudine che trasmette a turbare lo spettatore. In ogni caso, almeno fino al finale rivelatore, quello fantastico sembrerebbe il genere più appropriato per definire il tipo di storia; la spiegazione in chiusura oltre a sconfessare questo tipo di lettura, pur essendo pienamente legittima e priva di incongruenze rilevanti, toglie anche un po’ di poesia al racconto. E dire che proprio un poema di Edgar Allan Poe, Annabel Lee, è la fonte d’ispirazione dichiarata di Night Tide. In ogni caso la vena romantica che pervade il film non viene certo scalfitta dalla minuziosa spiegazione dei fatti che razionalizza gli aspetti più misteriosi della storia. Al massimo la cosa lascia un po’ di amaro in bocca, perché una maggiore libertà d’interpretazione in una vicenda onirica come quella di Night Tide sarebbe stata un bello stimolo per la fantasia dello spettatore. 

Protagonista del film è un giovanissimo Dennis Hopper qui al suo primo ruolo da prim’attore; Johnny, il marinaio da lui interpretato, incontra l’avvenente Mora (Linda Lawson) e se ne innamora. Mora lavora in un baraccone del circo di Santa Monica nel quale si esibisce come sirena; ma è davvero una semplice e posticcia esibizione? Il capitano Murdock (Gavin Muir), datore di lavoro di Mora, assicura a Johnny che non è affatto così, Mora è una vera sirena. Per convincere lo scettico giovane, gli racconta delle leggende dei Tritoni dell’Antica Grecia pur senza riuscire più di tanto nel suo intento, come prevedibile. Ma poi salta fuori la storia di due fidanzati di Mora trovati misteriosamente morti; inoltre la ragazza è effettivamente un po’ strana. 

La prima parte del film, che pure presenta pochi tra gli elementi insoliti citati, è la migliore. L’inquietudine è tutta nella scelta delle inquadrature di Harrington, nelle poche ma efficaci luci del bianco e nero della fotografia, nella forza dell’oceano che si infrange sulla spiaggia californiana… Poi, alla luce del giorno, durante una colazione sul mare, Mora agguanta un gabbiano con le mani, come se niente fosse. La ripresa non è chiara, la ragazza dal canto suo dice semplicemente che si è avvicinato troppo alla loro tavola: eppure a quel punto perfino i piatti completamente a base di pesce fanno venire qualche dubbio sulla natura della giovane. Johnny percepisce l’inquietudine e comincia ad avere incubi e, in questa fase centrale del film, l’interpretazione fantastica della vicenda prende quota in modo più evidente. Il colpo di scena che chiude questa seconda parte lascia totalmente spiazzati perché Mora, anche nelle ipotesi più estreme, era da intendere vittima della sua natura più che cattiva o mostruosa. In realtà la ragazza, come si capirà dal contro-finale condito di spiegazione, era stata vittima della gelosia morbosa e malriposta del capitano Murdock. Insomma, uno dei peggiori tra i sentimenti umani sembra sconfessare l’ispirazione fantastica della storia ma il rimando alla poesia di Poe, piazzato in chiusura di pellicola, prova a rimettere le cose a posto. Con quale risultato? La mano del capitano Murdock sulla spalla di Johnny, con quest’ultimo in grado di comprendere le debolezze dell’altro, la possibilità sentimentale che si apre davanti al protagonista grazie ad Ellen, la figlia del giostraio (Luana Anders) sono altre pennellate ottimistiche con cui Harrington prova a convincerci della luce positiva che si va irradiando sulla sua triste storia. In effetti pare abbia anche smesso di piovere, come nota Johnny uscendo dall’ufficio dello sceriffo. Faremmo comunque volentieri cambio con un temporale pur di avere indietro Mora viva; anche in versione sirena, all’occorrenza.    





  Linda Lawson 






Luana Anders 


Marjorie Cameron 



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