1699_MATA HARI , Stati Uniti 1931. Regia di George Fitzmaurice

Ispirato alla reale figura della spia olandese Margaretha
Geertruida Zelle, Mata Hari è più che
altro l’occasione di vedere una delle interpretazioni memorabili della divina Greta Garbo. La scena della danza
è tutt’ora di grande impatto visivo e la Garbo, che sfoggia una serie di fantastici
costumi, sfodera una classe che ne giustifica la fama arrivata fino ad oggi. La
sua versione di Mata Hari è la quintessenza del fascino della femme fatale, un ruolo che calzava a
pennello all’attrice svedese. In Mata Hari
la sua interpretazione è da manuale: la seducente spia è una donna perduta che
si fa gioco degli uomini da cui deve attingere informazioni, ma la sua anima
non è del tutto dannata. Finché si tratta di ingannare il generale russo Shubin
(Lionel Barrymore), che pare per altro consapevole delle manovre dell’amante,
Mata Hari non si pone alcuno scrupolo. E se obbedisce ad Andriani (Lewis
Stone), il losco capo dell’organizzazione spionistica, è solo perché le fa
comodo lasciarsi andare ad una dissoluta vita di piacere condita da ben più di
un pizzico di pericolo. Ma quando si trova per le mani il giovane tenente
Rosanoff (Ramòn Navarro), che si innamora di lei in modo romanticamente
ingenuo, dalle profondità in cui l’aveva rinchiuso emerge il suo buon cuore. In
questo la Garbo
è davvero divina, termine che le
affibbiarono giustamente: sublime la sua capacità di gestire i due registri
interpretativi, passando senza strappi da quello conturbante ma in realtà
freddo e distaccato a quello appassionatamente genuino e trepidante. La dark
lady ha infatti questa natura: sotto la scorza dura deve nascondere un cuore di panna, come attrici del calibro
della Garbo o Marlene Dietrich sapevano perfettamente. Peccato che Greta non
amasse questo tipo di ruoli, al punto da smettere precocemente la sua attività
di attrice forse proprio perché non riuscì a ritagliarsi uno spazio diverso nel
mondo del cinema. E, vedendola nella danzare negli aderenti costumi in Mata Hari, non può che far venire ben
più di un rimpianto.


Greta Garbo Galleria
Nessun commento:
Posta un commento