936_GLI ANNI SPEZZATI (Gallipoli); Australia, 1981; Regia di Peter Weir.

Per gli australiani la Grande
Guerra doveva sembrare, e in effetti era, qualcosa di
remoto e di importanza relativa. Certo, in qualità di sudditi della corona
britannica, avrebbero dovuti sentirsi coinvolti: ma l’Australia era
lontanissima dai luoghi dove si stava sviluppando il conflitto. Tuttavia quella
che prenderà giustamente nome di Prima
Guerra Mondiale finirà per arrivare fino in Oceania, coinvolgendo
australiani e neozelandesi nell’ANZAC, un corpo armato creato ad hoc per l’occasione. Questo scarso sentimento
di partecipazione degli australiani è mostrato dall’atteggiamento di Frank
Dunne (Mel Gibson), ben poco risoluto ad andare ad arruolarsi, nel film Gli anni spezzati di Peter Weir. Sono
invece già un po’ più coinvolti i suoi amici di sempre, che si uniscono alla
fanteria senza per altro troppo entusiasmo, non riuscendo infatti a convincerlo.
Diverso il caso di Archy Hamilton (Mark Lee): Archy era un interventista euforico,
oltre che un giovanissimo atleta della corsa in velocità assai promettente, in
grado di battere persino Frank, che era già uno che andava forte, nella locale
gara. Tra assi della corsa scatta subito la scintilla e i due fanno amicizia;
Archy vuole arruolarsi a tutti i costi in cavalleria, visto che è anche un
ottimo cavaliere, ma è troppo giovane. Frank rimane scettico e, oltretutto, non
è mai salito su un cavallo. Insomma, sembra proprio che Weir stia prendendo
tempo raccontandoci le gesta di questi giovanotti più o meno ansiosi di andare
a fare il proprio dovere per la patria. E’ lo stesso stratagemma narrativo
usato da altri cineasti in occasioni simili, da La Grande Parata (1925, regia
di King Vidor) a Il sergente York (1941,
di Howard Hawks).

Anche per gli americani la Grande Guerra era stata
qualcosa a cui aggregarsi, nel loro caso addirittura in ritardo, e questo si
rifletteva sulla struttura dei racconti dei film. Quasi che, per dare un quadro
attendibile della situazione, prima di arrivare in trincea, luogo per antonomasia
della Grande Guerra, bisognasse dare l’idea che per gli americani non fosse
una cosa poi così urgente. Infatti entrambi i film citati concentrano le fasi
belliche nella seconda parte delle pellicole e in modo simile opera Weir per Gli anni spezzati. Certo, forse c’è
anche la necessità di comunicare la spensieratezza di questi giovani nel loro
primo affacciarsi alla vita da adulti. Un andamento narrativo tenuto
volutamente cosi vago è poi congeniale a mettere in risalto il brusco trauma
che subiranno nel momento della verità ma, per il momento, c’è ancora tempo da perdere.

Così, senza alcuna fretta, il racconto prosegue e dall’Australia ci si
trasferisce in Egitto, passaggio per altro storicamente attendibile, per
acclimatarsi alla prevista azione nel Mediterraneo orientale. Precisamente
l’area delle operazioni è quella dello stretto dei Dardanelli, per uno sbarco
previsto nei pressi di Gallipoli. Archy è poi riuscito ad entrare in cavalleria
e ce l’ha fatta perfino Frank, anche perché l’impiego di cavalli, almeno in un
primo momento, non è previsto. E con la sua velocità si guadagnerà presto il
posto di portaordini, correndo come il vento tra le trincee e il comando nelle
retrovie. La strategia dell’attacco prevede in un primo momento il fuoco d’artiglieria,
per tenere occupati gli ottomani e dare il tempo alle truppe alleate di mettere
piede sulla terraferma avanzando poi nell’entroterra. Per un banale equivoco,
un breve ma significativo sfasamento temporale, sarà lasciato al nemico il
tempo di rioccupare le postazioni difensive in trincea, una volta smesso il
fuoco dai cannoni delle navi. Con i turchi schierati nuovamente ai loro posti
in attesa, le truppe dell’ANZAC saranno mandate al massacro. Per avere l’ordine
di fermare l’assalto bisogna rivolgersi al comando superiore, senza il quale
non si può evitare quella gratuita carneficina. Frank ci prova, correndo come
un matto tra i fischi dei proiettili, ma arriverà fatalmente troppo tardi. Non
c’è molto altro da dire, sulla questione. La stupidità degli ufficiali militari
non solo ci lascia senza parole, ma anche senza fiato. Proprio come Frank, alla
fine della sua disperata, quanto inutile, ultima corsa.

australiani marpioni :)
RispondiEliminagià il fatto che la loro valuta si chiama dollaro e non sterlina, l'ho sempre trovato sospetto :P