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lunedì 4 marzo 2019

SFIDA NELLA CITTA' MORTA

312_SFIDA NELLA CITTA' MORTA (The Law and Jake Wade). Stati Uniti 1958;  Regia di John Sturges.

Suo terzo western in tre anni, Sfida nella città morta conferma la solida mano del regista John Sturges. Pur mettendo in gioco praticamente tutti i classici elementi del genere, gli sceriffi, i banditi, i cavalleggeri, i pellerossa, la bella ragazza in pericolo, la città di frontiera, la ghost town (quella del titolo italiano), i canyon e le Montagne Rocciose, il film non è affatto un prodotto tipico del tempo. Innanzitutto perché la maggioranza dei temi in questione ha un ruolo marginale, visto che Sturges si concentra unicamente sulle figure del bandito e dello sceriffo, in un doppio confronto: salta subito all’occhio quello tra i protagonisti della vicenda, Jake Wade (Robert Taylor) lo sceriffo, e Clint (Richard Widark) il bandito. Ma c’è un altro confronto, tutto interiore a Jake Wade, visto che prima di fare lo sceriffo era stato un fuorilegge, complice appunto di Clint. E il titolo originale, The Law and Jake Wade allude forse a questo: che rapporto ha il nostro eroe, con la legge? Qualche dubbio viene, alla ragazza (la sua ragazza), Peggy (Patricia Owens) visto il nostro non si fida di lei scegliendo di non rivelarle i segreti del suo passato. Anche perché lo stesso Jake ha il timore di averla combinata grossa, durante una rapina, nei suoi trascorsi da bandito. Ma non per questo pensa di fare ammenda; no, basta andare in nuova città e farsi una nuova vita. Addirittura si pone come tutore della legge, per altro ben considerato e rispettato. 
Eppure, per rendere il favore ad un vecchio compagno di malefatte (Clint, appunto) il nostro stimato sceriffo non esita ad infrangere la legge per far evadere l’ex compare: come se gli affari privati fossero più importanti di quella legge che, come tutore, dovrebbe invece aver premura di rispettare sopra ogni cosa. Nella snocciolarsi della trama, la sua posizione viene poi ammorbidita: il bambino di cui pensava di aver causato la morte, durante la rapina, pare fosse già morto. Il che, se toglie un bel peso dalla coscienza a Jake, non sgombra del tutto le perplessità; e, nel finale, quando lancia la pistola lontano invece di consegnarla sportivamente al rivale, lo sceriffo rivela ancora (e ammette) la sua natura poco pulita. Insomma, giocando con i titoli, sia quello originale che quello nostrano, potremmo dire che tra la Legge e Jake Wade non è che ci sia tutta questa sintonia. 
E di morto nel film, oltre alla città dello scontro finale, c’è anche un po’ di senso dell’onore.  








Patricia Owens




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