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mercoledì 29 maggio 2019

I GIUSTIZIERI DEL WEST

356_I GIUSTIZIERI DEL WEST (Posse). Stati Uniti, 1975Regia di Kirk Douglas.

Esordio alla regia per l’attore Kirk Douglas, I giustizieri del west è un film che, in un certo senso, prova a fare il punto sul genere (western, ovviamente) e forse sullo stato dei seventies, gli anni settanta, in ottica più generale. Douglas, oltre che regista, è interprete anche del ruolo di protagonista del lungometraggio: il suo Howard Nightingale è un candidato senatore che ha ottenuto le proprie credenziali grazie ai successi ottenuti come capo di una milizia di agenti speciali, in epoca tardo western. Questo corpo paramilitare ha sembianze emblematiche: il manipolo di uomini indossa una camicia blu come i cavalleggeri su cui spicca una stella come quella degli sceriffi. Le due forme di autorità consacrate dai western sono quindi riassunte, e Nightingale può essere inteso come il definitivo eroe rappresentante della legge visto tante volte al cinema. E che adesso, finita l’epoca pioneristica della conquista del west (e anche il periodo classico del genere al cinema), vuole passare in politica, e pretende di veder riconosciuti a Washington i meriti guadagnati sul campo. Sulla sua strada però si trova il bandito Jack Strawhorn, un cattivo interpretato da Bruce Dern; Dern ha vent’anni in meno di Douglas e incarna bene lo spirito ribelle degli anni 70. Il suo completo di jeans lo pone visivamente anche poco omogeneo con il resto dei protagonisti, e lo fa sembrare davvero un intruso che arriva a bella posta a scombinare i piani di Nightingale, più che un rapinatore di treni. Strawhorn non è infatti il fuorilegge classico, ma interpreta a pennello lo spirito della protesta un po’ fine a se stessa e, forse anche per questo, il suo gettare discordia tra gli uomini dell’aspirante senatore darà, sorprendentemente, buoni frutti. 

In quest’ottica è come se Kirk Douglas ammettesse che ciò che ha rappresentato spesso in passato al cinema ha fatto il suo tempo: il modello di eroe autoritario non funziona più e oggi, i giovani, proprio come i suoi uomini (tutti tranne uno), preferiscono seguire chi si professa apertamente contro le regole. A parte questi aspetti, sicuramente interessanti, il film è girato con mano abbastanza sobria da Douglas, però alla lunga mostra un po’ il fiato corto delle poche variabili a disposizione sia a livello di copione che di capacità tecniche.
Ma di fronte a questa sorta di autocritica da parte di un monumento come Kirk Douglas, non c’è che da levarsi il cappello. Da cowboy, ovviamente.







Katherine Woodville


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