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domenica 2 aprile 2023

IL GIOCATORE

1250_IL GIOCATORE Italia, 1965; Regia di Edmo Fenoglio.

Quando Fëdor Dostoevskij scrisse Il Giocatore, a muoverlo era la necessità di ripagare i debiti del gioco d’azzardo, di cui era dipendente. Con l’acida e acuta ironia di cui era capace, in compenso al prestito ottenuto si impegnò a scrivere un nuovo romanzo trattando proprio di questo argomento; dopo una serie di vicissitudini, nel 1866 Il Giocatore è finito. E’ quindi chiaro che il testo sia stato scritto in prima istanza per necessità più che per vezzi artistici, tuttavia Dostoevskij era autore sopraffino e si può anche osservare, a ’sto punto, che conoscesse assai bene la materia di cui trattava il suo romanzo. Ne Il Giocatore si muove infatti più di un personaggio che si lascia sedurre in modo irrevocabile dal gioco d’azzardo che, come detto, avvinghiava anche lo scrittore russo. Nella trasposizione che ne fa la Rai quasi cent’anni dopo, nel 1965, il ruolo principale di Aleksej Ivanovic è impersonato dal formidabile Warner Bentivegna, che interpreta appunto il giocatore del titolo che nel finale preferisce andare a perdere alla roulette anche gli ultimi spicci piuttosto che convolare con l’amata Polina (Carla Gravina). Naturalmente c’è in precedenza, com’è tipico di Dostoevskij, un gran lavoro di costruzione dei rapporti, tutto sommato ben riportati sullo schermo da Edmo Fenoglio, l’autore in cabina di regia dello sceneggiato Rai. Nella prima fase, per la verità, il rapporto tra Aleksej e Polina è un po’ troppo tirato per le lunghe, con il giovane che si strugge per l’amata mentre lei lo relega in seconda scelta rispetto al marchese francese Des Grieux (Gianfranco Ombuen). 

Il nobile transalpino accompagna la conterranea Blanche (Giuliana Calandra) in quel di Roulettemburg, città fittizia dove, come si può intuire dal nome, si gioca d’azzardo, ma i loro intenti non sono però indirizzati al tavolo verde. Il loro scopo è imparentarsi col Generale (Mario Pisu), innamoratissimo della giovane Blanche; i francesi mirano al titolo di generalessa per la dama e, come un po’ tutti, al denaro che il vecchio ufficiale aspetta di ereditare dalla morte di una sua anziana zia. Proprio l’intervento sulla scena della baboulinka Antonida sarà la scossa che farà decollare definitivamente lo sceneggiato. La nonnina, interpretata da una Lina Volonghi più arzilla e velenosa che mai, si dimostra quantomai vispa, autoritaria e per nulla disposta a tirare velocemente le cuoia. Anzi, facendosi accompagnare da Aleksej, precettore di famiglia e non suo erede e, forse proprio per questo, unico non particolarmente interessato ai suoi soldi, sperpera tutto il denaro portato con sé giocando alla roulette, per la disperazione di tutti i suoi parenti. Alla ripartenza della nonnina, il racconto giunge alle sue conclusioni, nello sceneggiato forse un po’ troppo sommariamente: Aleksej, convinto che Polina lo consideri meno di zero, si dedica al gioco vincendo una bella somma. 

Questo ne fa una preda per Blanche, alla quale il giovane cede senza particolare entusiasmo ma in modo praticamente totale. Una volta finiti i soldi, la donna lo congeda sbrigativamente, anche perché la nonnina alfine è morta e con l’eredità acquisita il Generale è ora tornato appetibile. Di Polina, la storia, che segue le vicende di Aleksej, perde le tracce: il giovane intanto si dedica a tempo pieno al gioco d’azzardo, finendo presto in miseria. In chiusura di racconto viene però raggiunto dal suo vecchio amico Mr. Astley (Tino Carraro), un industriale inglese anch’esso invaghito di Polina. L’uomo, pur se critico nei confronti della scellerata condotta di Aleksej, gli consegna un’ultima opportunità: oltre alla necessaria somma di denaro per recarsi in Svizzera, le confida che Polina lo ha sempre amato e lo aspetta là. Il protagonista della nostra storia sembra scuotersi dalla sua apatia ricordando l’amore per la ragazza; ma è troppo tardi, ormai il demone del gioco d’azzardo ne ha fatto una sua vittima. Stringendo le banconote dategli da Mr. Astley, nei suoi occhi brilla sì una passione, ma non è quella per Polina: finalmente l’uomo potrà tornare alla roulette. Il Giocatore si aggiunge così alla lodevole galleria di trasposizioni televisive Rai, di cui Dostoevskij si conferma particolarmente adatto in sede di ispirazione. Dopo i testi più famosi già ridotti in precedenza, l’idea di prendere spunto da un romanzo meno noto dello scrittore russo non delude affatto le aspettative. Discreta la regia di Fenoglio, che bilancia la teatralità degli interpreti, a cominciare proprio dall’ottimo protagonista Warner Bentivegna; scenografie non particolarmente impressionanti ma funzionali al racconto, come sempre del resto. Gli sceneggiati Rai negli anni Sessanta erano all’apice e lo dimostravano anche in operazioni in tono tutto sommato minore come Il Giocatore.      


Carla Gravina 


Giuliana Calandra 


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