804_LA POLIZIA ACCUSA: IL SERVIZIO SEGRETO UCCIDE . Italia; 1975. Regia di Sergio Martino.
Il regista Sergio Martino ritorna a calcare i sentieri del
poliziesco italiano e due anni dopo Milano
trema: la polizia vuole giustizia, si sposta a Roma per La polizia accusa: il servizio segreto
uccide. L’idea di coinvolgere i servizi segreti in un intrigo eversivo è sostanzialmente il passo successivo al film del 1973 e Martino, per questo suo
approfondimento in tema, imbastisce una trama piuttosto complessa che però si
dipana man mano che la pellicola scorre, in modo comprensibile. Ci sono forse alcuni
passaggi strettamente narrativi poco credibili (ad esempio il rapimento della
testimone per influenzarne la deposizione una volta liberata, non sembra troppo
plausibile), ma il regista si aiuta con le scene di azione, tra cui un
inseguimento senza quartiere in un cascinale, per convincere lo spettatore a
seguire la storia. Gli interpreti mostrano luci e ombre ma, nel complesso, il
bilancio è positivo: sebbene poco espressivo, Luc Merenda ha il phisique du role, ma pare poco opportuno
l’accostamento a Mel Ferrer che, seppur reciti un po’ stancamente, sembra
attore di altra caratura. Tomas Milian ha in dote una parte trattenuta e se la
cava senza sbavature; Delia Boccardo, relegata un po’ troppo in disparte, è
brava e graziosa. I migliori risultano i personaggi di contorno: Michele
Gammino, ottimo vicecommissario, Gianfranco Barra spassoso Maresciallo, e
Arturo Dominici credibilissimo questore. Tra l’altro, Gammino e Dominici erano
presenti in Confessioni di un commissario
di polizia al procuratore della Repubblica di Damiano Damiani, che può
essere preso come riferimento per il lato impegnato
del film di Martino. Tra gli altri film del fiorente genere poliziottesco, si nota qualche debito anche
verso La polizia ringrazia, per il
rapporto tra il commissario di polizia e il magistrato ma, soprattutto, per
l’organizzazione eversiva che proviene dall’interno dello Stato e per il
tradimento del vice-commissario di turno. Persino eccessive le scene di azione
al campo di addestramento dei sovversivi, con i poliziotti impegnati in un
attacco con gli elicotteri più consono ad un film di guerra che ad un
poliziesco, ma si tratta di dettagli.
Finale pessimista come raramente se ne vedono al cinema.
Delia Boccardo
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