1197_LA PREMIÈRE NUIT. Francia 1958; Regia di Georges Franju.
L’ultimo cortometraggio di Franju è La Première Nuit e sembra concretizzare tutto il suo lavoro precedente in un’opera che dimostra come l’autore sia ormai pronto per passare al lungometraggio, cosa che avverrà puntualmente l’anno successivo con il sorprendente La fossa dei disperati. I titoli di testa de La Première Nuit sono introdotti da una citazione di Boileau – Narcejac (Pierre Boileau e Pierre Ayraud autori di romanzi gialli utilizzati da Alfred Hitchock e Henri-Georges Clouzot): “basta un po' di immaginazione perché i gesti più ordinari assumano improvvisamente un significato inquietante e perché il nostro ambiente quotidiano generi un mondo fantastico. Spetta a ciascuno di noi risvegliare i mostri e le fate”. Una vera e propria dichiarazione d’intenti da parte di Franju che per La Première Nuit si avvale di un’idea originale di Marianne Oswald sceneggiata poi dalla stessa Oswald e da Remo Forlani. Pur essendo un racconto di pura finzione la trama è ridotta al minimo e i dialoghi sono totalmente assenti; in compenso la capacità di narrare per immagini di Franju ha qui raggiunto la piena maturità e il testo scorre trascinandoci in un’atmosfera da sogno. Inizialmente siamo intrigati dall’infatuazione del piccolo protagonista (Pierre Devis) per una biondina sua coetanea (Lisbeth Persson). Il ragazzo è benestante e viaggia con l’autista mentre la compagna di scuola deve utilizzare la metropolitana: una sera il giovanetto decide di infilarvici ma le cose non andranno, naturalmente, come previsto. Una volta entrato nella Metrò, il nostro baldo protagonista non trova traccia della biondina ma si perde nel dedalo di tunnel: muovendosi tra ratti e senzatetto, affascinato dalle luci delle mappe della rete ferroviaria o dalle scintille prodotte dagli operai al lavoro sui binari, il giovane, stremato, si adagia su una scala mobile fuori servizio. L’attenzione ai dettagli e ai particolari, esercitata da Franju nei suoi precedenti documentari, consente al regista di ambientare il film in modo quanto mai credibile.
L’enigma di Georges Franju: il suo cinema.